Non ci sarà nessuna revisione del processo a carico di Francesco Cavallari, il re della sanità privata pugliese tra il 1980 e il 1990 con le sue Case di cura riunite, le CCR. Cavallari era stato il solo solo imputato a patteggiare la pena a 22 mesi per associazione mafiosa. Tutti gli altri furono assolti negli anni seguenti.

È quanto ha deciso la Corte d’Appello di Lecce, rigettando la richiesta dell’imprenditore barese, formulata dagli avvocati Coppi e Malcangi. I legali di Cavallari, in attesa di conoscere le motivazioni della Corte, che si conosceranno fra tre mesi, hanno comunque annunciato di voler impugnare la decisione.

Cavallari – lo ricordiamo – venne arrestato nel 1995. L’inchiesta era quella denominata “Speranza”, condotta dalla Direzione nazionale antimafia. Tra gli indagati ci furono politici, giornalisti e ministri.

Cavallari, che dovette rispondere anche dell’accusa di associazione mafiosa, patteggiò, seppure la pena venne sospesa. Proprio in virtù del proscioglimento e delle prescrizioni di cui avevano goduto gli altri imputati, Cavallari aveva chiesto la revisione del processo e l’annullamento del patteggiamento.