Rapinavano e sequestravano autotrasportatori in transito nella provincia di Bari e nel suo hinterland, ma anche sulle strade della Bat, armati di tutto punto, assaltando le vittime con auto modificate e blindate, inibitori di frequenza e chiodi per la fuga.

I Carabinieri di Bari stanno dando esecuzione a sette ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili di associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di rapine aggravate ai TIR e sequestri di persona. Il gruppo criminale è accusato di aver messo a segno numerose rapine con tecniche paramilitari.

Tra gli arrestati anche due appartenenti al clan mafioso Parisi del quartiere Japigia, Giuseppe Scorcia, classe ’59, e Michele Genghi, dal ’68. Il primo già condannato per 416 bis, associazione a delinquere di stampo mafioso, e il secondo coinvolto nell’operazione Blu Moon, che gli inquirenti hanno identificato come i cervelli del gruppo.

Gli altri destinatari di provvedimento di custodia sono, Giuseppe Genchi, del 1989, Giuseppe Ottomano, classe ’73, Michele Bellomo, classe ’90, Angelo Digesi, 1963, e Annarita Iusco, 1975. Dei sette provvedimenti, tre sono domiciliari, tra cui l’unica donna della banda. Questa, fingendosi l’amante di uno dei componenti, aveva il compito di fare da “palo” durante le operazioni di scarico della merce nei capannoni. Secondo gli inquirenti, la compagine avrebbe messo a segno sei rapine in due settimane, con un bottino ancora in corso di definizione. La merce recuperata ha un valore di oltre 300mila eruo.

L’attività investigativa ha messo in luce l’esistenza di una vera e propria banda strutturata che si avvaleva di armi e mezzi rubati, opportunamente modificati per aumentarne la blindatura e le prestazioni e equipaggiati con chiodi e jammer per aiutarsi nella fuga.

Il modus operandi era sempre il medesimo: i criminali a bordo delle auto, affiancavano il tir e lo bloccavano, costringendo il conducente a scendere dal mezzo. Rapito e imbavagliato l’autista, il camion veniva scortato verso una delle rimesse a disposizione della banda. Il conducente, poi, veniva liberato distante dal luogo dov’era stata portata la refurtiva, e comunque lontano dalla rete stradale principale, per ritardare l’allarme.

La merce rubata veniva immessa sul mercato illegale entro poche ore dal furto, attraverso una fitta rete di ricettatori compiacenti.