Annunziata Laquale, funzionaria dell’Università degli Studi “Aldo Moro” oggi in pensione per raggiunti limiti di età, prova a difendersi. La donna, accusata con altre due persone di consentire ad alcuni candidati alle prove scritte dell’esame per l’abilitazione all’esercizio della professione d’avvocato di procurarsi e presentare elaborati altrui, dice di non aver perpetrato alcun fine di lucro ma di aver voluto semplicemente aiutare degli ex studenti che aveva conosciuto all’Università.

Lo ha fatto durante l’interrogatorio di garanzia comandato dal gip, rispedendo al mittente ogni accusa di aver intascato danaro. L’ex dipendente dell’Uniba, difesa dagli avvocati Raffaele Quarta e Giancarlo Chiariello, ha parlato di azioni mosse da amicizia e altruismo.

Innocenza Losito, figlia della Laquale e responsabile dell’Unità di controllo dell’ADISU Puglia, seconda dei tre indagati, ha sostenuto la stessa tesi, aggiungendo di non avere alcuna volontà di alterare le prove d’esame. Giuseppe Colella, avvocato del foro di Bari e terzo indagato nell’inchiesta si è invece avvalso della facoltà di non rispondere. I tre sono attualmente obbligati agli arresti domiciliari.