Dopo l’arresto di tre cittadini iracheni accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e in possesso di documenti falsi, ora la DDA di Bari sta cercando di risalire all’origine della filiera di falsari che fornisce di passaporti i presuti jihadisti in transito da Bari per accedere in Europa.

Per quanto ci sia quasi certezza che questi non vengano prodotti in Puglia, gli investigatori sono certi che comunque vengano realizzati in Italia e poi spediti in Puglia e a Bari. Il capoluogo di regione, infatti, sembra essere tanto porta d’accesso per l’Occidente quanto sede di fiancheggiatori dei così detti Foregin Fighters, che forniscono loro materiale e supporto logistico.

Tali convinzioni emergono da una serie di indagini e intercettazioni condotte, che hanno già portato all’arresto di alcuni individui. È il caso di Muhamad Majid, 45enne iracheno, arrestato lo scorso dicembre a Bari, risultato aver fornito un documento falso a Ridha Shwan Jalal, 38enne iracheno arrestato la scorsa settimana, che secondo la magistratura barese è contiguo alla cellula jihadista “Ansar Al Islam”, con base a Parma, nonché collezionista di false identità: al momento dell’arresto è stato trovato in possesso di cinque diversi passaporti falsi, destinati ad altri.

Eppure, le indagini della DDA si stanno concentrando anche sui collegamenti tra Bari, Parigi, Bruxelles e Salerno, dopo l’arresto in Campania di Djamal Eddin Ouali, 40enne algerino accusato di aver fornito i documenti falsi ai presunti autori degli attentati di Parigi, probabilmente anche a Salah Abdeslam, jihadista mente logistica degli attentati, passato dal porto di Bari lo scorso agosto.

Proprio nei giorni in cui Salah era a Bari, passava dall’Italia anche Khalid El Bakraoui, l’attentatore che si è fatto esplodere nella metropolitana di Maelbeek a Bruxelles.  Nell’agosto del 2015, Bakaroui e atterrato all’aeroporto di Treviso. Entrambi i terroristi poi sono ripartiti per la Grecia.