Franco Diomede, il presunto boss assunto nell’Amiu, secondo la Procura durante gli orari di lavoro alla municipalizzata faceva il giro dei commercianti del quartiere Carrassi ai quali, a quanto pare, chiedeva il pizzo. Siamo andati a raccogliere le voci nel popoloso rione barese per sentire le voci dei negozianti.

Dalla macelleria al supermercato, passando per qualche piccolo negozio di abbigliamento, tutti sembrano tranquilli e sereni. Le testimonianze sono pressoché identiche. Nessuno ha mai avuto a che fare direttamente con Diomede che, al massimo, si è presentato in alcuni esercizi commerciali in qualità di cliente. Pagata la carne appena comprata, è andato via – ci dicono -. Stessa identica cosa quando ha avuto bisogno, ad esempio, di fare una fototessera. Il presunto boss, e alcuni suoi parenti, sono clienti e buoni pagatori.

Sempre secondo la Procura, Diomede usava quei ritagli di tempo lavorativo per chiedere il pizzo, presentandosi ai commercianti con tanto di divisa dell’Amiu. Ecco, questo dettaglio può dare più fastidio a chi ci dice di non aver mai ricevuto richieste “particolari”, almeno quanto lo scaricabarile. Ancora oggi, infatti, non si capisce di chi sia la responsabilità se il presunto boss è stato assunto nell’Amiu. Una vicenda tipica italiana, in cui la ricerca della verità, a volte, diventa difficilissima.