Durante l’udienza di convalida del fermo per l’omicidio di Beppe Sciannimanico, Roberto Perilli e Luigi Di Gioia si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I due uomini ritenuti responsabili dell’agguato che è costato la vita al giovane agente immobiliare, giunti davanti al gip Francesco Pellecchia, sono rimasti in silenzio.

Il cerchio degli inquirenti resta comunque chiuso: Sciannimanico è stato ucciso per motivi di gelosia professionale. Perilli era il titolare dell’agenzia Tecnocasa di Japiga, ma il suo mandato gli era stato revocato e Sciannimanico avrebbe dovuto prendere il suo posto. In più, dopo la revoca del mandato, lo stesso Perilli aveva aperto una propria agenzia immobiliare sempre nel quartiere e l’affidamento dell’agenzia Tecnocasa al bravissimo agente immobiliare Sciannimanico avrebbe complicato di parecchio la sua posizione monopolistica in quel di Japigia oltre alla difficile situazione debitoria nella quale si trovava. Da qui la folle idea di commissionare l’omicidio a Di Gioia.