Quindici anni a bordo di un autobus dell’Amtab. Qualche cartocio di quelli arancioni che circolano oggi invece di stare dallo sfascia carrozze era nuovo quando ha iniziato. In tutto questo tempo ne ha viste di tutti i colori. L’ultimo è stato il verde di un puntatore laser che gli ha causato danni – speriamo non permanenti – agli occhi, soprattutto al sinistro.

«Sono stato quasi accoltellato a Santo Spirito sulla linea 33 – racconta il conducente – a San Girolamo, invece, mi hanno puntato una pistola al finestrino. Mi sono spaventato a morte, ma in entrambi i casi nessuna conseguenza». Questa volta qualche danno rischia di averlo. Giovedi scorso l’austista era alla guida dell’11/, all’altezza di Loseto. La zona nuova. Erano le 20, minuto più minuto meno. Un gruppo di ragazzi gli si è fatto davanti. Uno di loro aveva in mano un puntatore, di quelli con la luce verde. Un collega era già stato vittima di questi baby imbecilli. Stessa zona, stessa linea.

Dieci minuti con seri problemi alla vista, poi la decisione di rimettersi in marcia. Un tragitto di pochi chilometri perché c’era qualcosa che non andava. Abbandono di servizio e la solita trafila: pronto soccorso, visita medico legale e fastidiosi, ma necessari accertamenti successivi. «La beffa di questa storia – spiega amareggiato il conducente – arriva adesso. Ho fatto una prima visita e il medico mi ha persino messo una “riserva”. Vuol dire che non era sicuro che avessi davvero dei problemi. Ho dovuto puntare i tacchi per tantare di rivendicare un mio diritto. Non sono un fannullone e purtroppo per colpa di qualcuno non si fa più credetito a nessuno».

Una seconda visita di controllo da un altro oculista e la diagnosi: non è escluso ci siano problemi più seri di ciò che si potesse immaginare. Serve l’OCT, la tomografia ottica computerizzata. Un esame non invasivo che consente una scansione della cornea, ma soprattutto della parte centrale della retina: la macula. Il sospetto, infatti, è quello di una maculpatia. «L’esame non è un esame mutuabile – conclude l’autista dell’Amtab – Mi hanno detto che forse ne posso fare uno più invasivo con il liquido di contrasto. Non ho deciso io di infortunarmi. Hanno attentato alla mia salute più volte, ma l’azienda si preoccupa solo di avere in tempo tutti i certificati che le consenta di stare a pari con la burocrazia. Mi merito altro, non sono uno sfalsino e il problema all’occhio è reale».

La storia non è finita. Mentre scriviamo l’autista è in una caserma dei Carabinieri. Sta sporgendo una denuncia contro ignoti che il giorno successivo all’accaduto e quelli ancora dopo, non gli è stato permesso di fare. Probabilmente servirà a poco. Tant’è. Pensiamo anche noi che il dipedente meriti altro, come hanno diritto ad altro tutti quelli ai quali succede qualunque cosa non dovuta a proprie responsabilità nell’esercizio delle proprie funzioni, spesso anche di più del dovuto in condizioni ai limiti della decenza.