Trifone Ragone e Teresa Costanza, uccisi a Pordenone il 17 marzo del 2015.

La famiglia di Giosuè Ruotolo, unico indagato per l’omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanzo, è chiusa nel silenzio, barricata in casa. Nessuno parla con i tanti giornalisti arrivati nella tranquilla Somma Vesuviana, in provincia di Napoli. Giusuè, 26 anni, fidanzato con la studentessa universitaria Rosaria, appassionato di matematica, è descritto come un ragazzo tranquillo e introverso dai vicini di casa. “Siamo profondamente scossi. Non può essere stato lui – racconta uno degli abitanti della zona – lo abbiamo visto crescere”.

Prima di trincerarsi in casa, il ragazzo ex coinquilino e commilitone di Trifone Ragone, ha rilasciato alcune dichiarazioni. «Sono tranquillo  – ha detto – lasciamo che gli inquirenti facciano il proprio lavoro. Tra me e Trifone non c’è mai stato niente di personale e abbiamo sempre avuto un buon rapporto, anche dopo che è andato a convivere con Teresa. Non posso aggiungere molto di più perchè queste sono ore delicate. Potete parlare con il mio avvocato». Giosuè, lo ricordiamo, è stato uno dei militari che ha portato a spalla il feretro di Trifone, il giorno del funerale, circostanza che ha particolarmente scosso il padre della vittima di Adelfia.

Dal punto di vista delle indagini, non convincono gli inquirenti i sette minuti di buco (il tempo impiegato per coprire il tragitto proprio vicino al laghetto dov’è stato trovata la pistola usata per l’omicidio) e l’auto parcheggiata nelle vicinanze della palestra. Nelle prossime ore si capirà meglio se si è trattato di una reale svolta nelle indagini o se, come dice qualcuno, gli inquirenti abbiano preso un abbaglio.