«Se ci sono delle contestazioni gravi sotto il profilo professionale voglio pene esemplari, così non fosse si tratterebbe di una persecuzione». Francesco Papappicco è il medico del 118 della postazione di Gravina, che insieme alla dottoressa Francesca Mangiatordi, in servizio al pronto soccorso dell’Ospedale della Murgia, stamattina si sono incatenati ai cancelli della sede della Asl di Bari, all’ex Cto.

Non c’è pace per il “piccolo Zidane”. Domenico Martimucci è morto alcuni giorni fa nella clinica dov’era stato trasferito nel tentativo, risultato purtroppo vano, di salvargli la vita. Contro il medico della postazione del 118 e quello del pronto soccorso dell’Ospedale della Murgia che hanno prestato al ragazzo le prime cure senza risparmiarsi, Francesco Papappicco e Francesca Mangiatordi appunto, la Asl ha avviato un procedimento disciplinare.

Il provvedimento arriva stranamente cinque mesi dopo l’esplosione della bomba alla sala giochi Green Table di Altamura, avvenuto a marzo. Un provvedimento lacunoso, dentro cui – secondo i due operatori sanitari – si nasconde evidentemente il tentativo di colpire due professionisti seri, mai convolti in guai con la giustizia. Medici e sindacalisti di FSI e USPPI, che si sono sempre battuti per rivendicare i diritti degli operatori sanitari e quelli dei pazienti, tanto dell’Ospedale della Murgia quanto del 118.

Non avendo risposte concrete dopo segnalazioni a tutti i livelli della scala gerarchica (primo ottobre 2013), i due medici hanno deciso di metterci la faccia e di denunciare tutto alla stampa. Lo hanno fatto puntualmente, per mesi, con l’unico obiettivo di migliorare il servizio di emergenza-urgenza a vantaggio degli operatori e degli utenti. Noi per primi li abbiamo seguiti, anche dopo il boicottaggio di un convegno organizzato per tentare di avviare un confronto, pubblicando decine di comunicati indirizzati a tutti i piani della Asl di Bari. La dottoressa Mangiatordi ha pubblicato sulle nostre pagine una lettera aperta che ha fatto molto discutere per la schiettezza, l’amore e l’ardore con cui era scritta.

Oggi, esasperati, convinti di essere stati messi sotto processo a porte chiuse con il chiaro intento di zittirli, i dottori Papappicco e Mangiatordi si sono incatenati ai cancelli dall’ex CTO, la sede dell’Azienda sanitaria locale barese. Che differenza c’è – si chiedono – tra i criminali che hanno messo la bomba alla sala giochi e due medici che hanno provato a salvare la vita alle persone rimaste ferite nell’esplosione? Evidentemente nessuna, visto che a quanto pare le comunicazioni inviate loro dalla Asl parlano di comportamenti non deontologici, di danno all’immagine delle strutture sanitarie oggetto di critica.

Crediamo, così come lo credono molti cittadini, che in quei momenti ciò che conta sia la professionalità, lo spirito di abnegazione. #noicimettiamolafaccia. È l’ashtag che hanno scelto per portare avanti la propria battaglia. Siamo con loro. Operare senza mezzi adeguati, in ambulanze scassate e con la paura di ribellarsi a un sistema indifferente è umiliante, frustrante. Debiliterebbe chiunque, un po’ meno chi crede di essere nel giousto o quanti decidono di seguire le orme del padrone solo per cercare di ricavarne vantaggi.

Noi ci mettiamo la faccia, continueremo come abbiamo sempre fatto. Esistono diversi tipi di persecuzione. Questo è uno dei più subdoli e pericolosi. Punirne due, per qualcosa di secondario, per zittirne mille. Purtroppo ogni volta che andiamo nelle postazioni assistiamo a fuggifuggi generali e dichiarazioni del tipo: “Non posso parlare”, “Non mi mettere in difficoltò”, “Potrei avere problemi con chi mi coordina“. Il clima di terrore non aiuta nessuno. Il primo passo per migliorare è la consapevolezza dei limiti, non la repressione di chi quei limiti li denuncia, seppure a muso duro, dopo aver ricevuto solo silenzio  alle proprie domande.

Nel caso del dottor Francesco Papappicco, poi, è stata compiuta una grave violazione in termini di privacy. Sulla ricevuta della raccomandata c’era scritto “procedimento disciplinare”, tanto da essere annunciato dal postino al momento della consegna della lettera. Ma di questo se ne discuterà quasi certamente in altre sedi. E poi si lamentano del danno d’immagine. I criminali cercateli altronve.