Anche noi, come Leo, siamo fieri di essere diversi da loro, da quei due ragazzi che lunedì, in una piazza affollatissima di Polignano a Mare, lo hanno massacrato di botte solo perché omosessuale. Siamo fieri di essere diversi anche da chiunque si sia goduto lo spettacolo senza intervenire e da quelli che pubblicano la foto arcobaleno, ma poi sfottono l’amico al bar chiamandolo ricchione. Dopo l’aggressione Leo ha scelto di trasmettere la sua rabbia, la delusione per quella che definisce una sconfitta per tutti, al nostro microfono. Non vuole apparire perché è narcisista, non esibizionista. Quindici minuti di rara intensità, frutto di una lunga riflessione. Leo difende la sua diversità, invitando tutti a non rispondere alla violenza con altra violenza, fiero di aver conservato le sue mani pulite. Nessuna parola per chi lo ha aggredito, ma durissime per i loro genitori. “Siamo alla frutta – dice – in una società che emula chi fa più rumore. È il frutto di una cattiva educazione, di un ambiente familiare evidentemente non sereno”. Stimato, ben voluto da tutti, il 38enne non si arrende, seppure non riesce a chiudere occhio da 48 ore, perché aggredito, non certo perché gay. Poi l’invito al sindaco di Polignano di costituirsi parte civile. Noi siamo dalla parte di Leo e al fianco di chiunque abbia provato o proverà sulla propria pelle la discriminazione e la violenza. Prendetevi 15 minuti e riflettete sulle parole di Leo, fiero di essere gay, ma soprattutto fiero di essere Leo.