Nichi Vendola andrà a processo. Tra le 44 persone fisiche rinviate a giudizio nell’inchiesta sul presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva c’è anche l’ex governatore della Puglia. Vendola è accusato di concussione aggravata in concorso e secondo l’accusa avrebbe esercitato pressioni sul direttore dell’Arpa Puglia per favorire l’Ilva.

«Sarei insincero se dicessi, come si usa fare in queste circostanze, che sono sereno – scrive Vendola sul suo profilo Facebook – sento come insopportabile la ferita che mi viene inferta da un’accusa che cancella la verità storica dei fatti: quella verità è scritta in migliaia di atti, di documenti, di fatti. Io ho rappresentato la prima e l’unica classe dirigente che ha sfidato l’onnipotenza dell’Ilva e che ha prodotto leggi regionali all’avanguardia per il contrasto dell’inquinamento ambientale a Taranto».

«Io ho rappresentato, in un territorio colonizzato dai Riva, la politica che non ha preso soldi e non si è piegata – continua – io ho rappresentato la prima e unica istituzione che ha posto sotto monitoraggio i camini del grande siderurgico e che, con la produzione dei dati dell’inquinamento, ha consentito alla magistratura di procedere nei confronti dell’Ilva: la quale ha inquinato anche nei cinquant’anni precedenti al mio governo, senza che alcuna autorità se ne occupasse. L’unica mia colpa è di aver cercato di costruire un doveroso equilibrio tra diritto alla salute e diritto al lavoro, ma non credo che questo sia un reato. Mi aspettavo che l’inconsistenza del teorema accusatorio producesse il mio proscioglimento già a conclusione dell’udienza preliminare. Per chi come me crede nei valori della giustizia e della legalità oggi è un giorno di delusione e di amarezza».

«Vado a processo con la coscienza pulita di chi sa di aver sempre operato per il bene comune – conclude Vendola – come sempre mi difenderò nel processo e non dal processo».

Altri due imputati sono stati condannati con rito abbreviato mentre al processo vanno anche tre società.