Provocazioni, insulti, bestemmie, scene plateali e spintoni. Nessuno avrebbe potuto immaginare che una chiamata per un codice verde potesse trasformarsi in un incubo, mettendo a dura prova la pazienza dell’equipaggio. È sabato, sono le 4.30 del mattino. All’esterno del Mamas Beach, stabilimento balneare in contrada San Matteo, sulla strada statale 16 Vecchia Adriatica, a Giovinazzo, due auto si toccano in uscita dal parcheggio. Niente di grave, ma uno degli occupanti, forse un guidatore, chiama il 118 e insiste perché sul posto giunga l’ambulanza.

I soccorritori arrivano e appare subito evidente che qualcosa non va. L’autore della telefonata pretende inizialmente di essere medicato sul posto, pur avendo lievi escoriazioni, ma soprattutto pretende di dettare referto e dinamica dell’accaduto. Uno degli occupanti dell’altra auto, invece, rifiuta le cure pur avendo un occhio tumefatto.

Strano per un piccolo tamponamento in un parcheggio. Ci sono anche i carabinieri. Bisogna sottoporre i guidatori all’alcol test. A quel punto, forse perché il paziente non aveva solo bevuto, le cose si complicano. Viene caricato sull’ambulanza, ma già dal momento della partenza inizia a inveire contro i soccorritori, fino alla minaccia di denunciare tutti per sequestro di persona, non volendo più essere trasportato in ospedale. Frasi ingiuriose, parolacce e la solita filastrocca sulla presunta incompetenza del personale.

L’uomo alla fine scende dall’ambulanza durante il percorso. Fuori, però, ci sono i carabinieri. Il ferito si convince a risalire sul mezzo ma, in un crescendo di follia, le cose si complicano ulteriormente quando ptretende di avere dell’acqua. Al rifiuto, per motivi di sicurezza, parte la sceneggiata. Accende il telefonino e inizia a riprendere, provocando in tutti i modi l’equipaggio, come se volesse ottenere una reazione violenta.

Mani addosso, telefonino a distanza ravvicinata, altre bestemmie fino all’arrivo all’ospedale di Molfetta. Un sollievo pensano gli operatori del 118. Il telefono, invece, resta sempre acceso, anche quando nel mirino dell’esagitato entra uno dei soccorritori: “La sistemo io a questa”, “Questa gliela faccio pagare”, incalza mentre è in sicurezza sulla barella. Improvvisamente, spintonando uno dell’equipaggio, al quale causa un ematoma al braccio, il paziente si lancia fuori dall’ambulanza e da terra inizia l’ennesima sceneggiata. Grida e accuse, sempre col telefono acceso.

Si fa giorno e i carabinieri sequestrano il cellulare, raccogliendo le denunce reciproche. Non si sa quanto l’uomo fosse ubriaco, sotto l’effetto di droghe o quanto possa aver realizzato che le immagini da lui stesso registrato possano documentare il suo comportamento fuori dai ranghi. Di sicuro era in uno stato alterato. Quel piccolo tamponamento nel parcheggio dello stabilimento balneare ha evitato di far finire per strada, magari con conseguenze peggiori, un’altra mina vagante.