Nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, su Mafia Capitale, la Procura di Roma ha ordinato 44 provvedimenti di custodia cautelare in carcere. Consiglieri comunali, assessori, alti dirigenti della regione Lazio ma anche i vertici de “La Cascina”, tra cui il barese Salvatore Menolascina.

Nel mirino degli inquirenti dunque è finito anche il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti e secondo l’accusa del Gip di Roma i manager della cooperativa erano “partecipi degli accordi corruttivi con Luca Odevaine”, appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, e hanno commesso “plurimi episodi di corruzione e turbativa d’asta” dal 2011 al 2014, mostrando così una “spiccata attitudine a delinquere” per ottenere vantaggi economici. Per questo motivo Francesco Ferrara è finito in carcere mentre Domenico Cammissa, Carmelo Parabita e appunto Salvatore Menolascina sono stati costretti agli arresti domiciliari.

Odevaine, avrebbe ricevuto dai quattro “la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014, per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in  violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione”.