La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo. Non c’è pace per la nuova sede della Regione Puglia in via Gentile. Dopo l’infinita serie di disfunzioni che periodicamente si abbattono sullo sfortunato edificio, come quello degli scarichi dei gabinetti senz’acqua, il parcheggio esterno senza illuminzaionel’archivio allagato e la mancanza di corrente elettrica, è arrivata anche la durissima sentenza del Consiglio di Stato in merito all’istanza di autotutela presentata dall’ingegner Michele Cutolo, secondo classificato nella gara, dichiarata illecitamente condotta dalla Corte di Cassazione – 5a Sezione Penale, per la progettazione del palazzo che ospiterà il Consiglio regionale.

In sostanza, adesso la Regione non può più fare finta di niente, come ha fatto dopo la sentenza della Corte di Cassazione. La gara fu condotta illecitamente, con i componenti della Commissione Esamintrice resisi responsabili dei reati di falso ideologico e turbativa d’asta ormai prescritti, tanto che a Cutolo la Cassazione ha riconosciuto i danni, ma la Regione ha tirato dritto per la sua strada, dando seguito al progetto. Oggi, con la sentenza del Consiglio di Stato, gli scenari possibili sono inquietanti. La Sentenza ha stabilito che l’Ente deve rispondere all’istanza di autotutela presentata dall’ingegner Cutolo dando priorità all’interesse pubblico. Da un lato, dunque, la Regione può scegliere di abbattere tutto e ricominciare dal riesame dei progetti partecipanti alla gara del 2003, con tutti costi che ne conseguono, dall’altro può decidere che l’interesse pubblico per il contenimento di spesa è preminente e quindi portare a completamento la nuova sede, edificando di fatto un “monumento” all’illegalità.

Vendola, dal canto suo, minimizza, come non potrebbe fare altrimenti a fine mandato e in piena campagna elettorale. La Puglia migliore, che con un curioso passaggio di testimone lascia molto probabilmente nelle mani di Michele Emiliano, mister abbattimento di Punta Perotti dichiarato illegittimo dalla Corte Europea, rischia di essere rappresentata da un illecito conclamato.