Non chiamatelo ospedaletto. Dopo le numerose vicende che vi abbiamo raccontato a proposito dell’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII di Bari a partire dalla lettera di Alessandra Erriquez, l’ultima in ordine di tempo ce l’ha inviata Mariangela non più di due settimane fa, oggi si aggiunge un nuovo drammatico capitolo.

Maurizio Mastrorilli ha una bambina, dopo una settimana passata facendo avanti e indietro tra gli ospedali, domenica pomeriggio la piccola si sente di male, vomita e ha numerose scariche di diarrea. Insieme alla moglie, portano la bimba al Pronto Soccorso dell’ospedaletto. Dopo due ore di attesa finalmente viene visitata, curata e dimessa verso le 18 nonstante la glicemia bassa. Tornati a casa, la figlia di Maurizio sta di nuovo male, ancora diarea e vomito. Preoccupati, alle 21 tornano al Giovanni XXIII.

Davanti a loro ci sono 50 bambini in attesta, qualcuno anche in condizioni complicate. Il personale, ci racconta Maurzio, è categorico: deve aspettare. La bimba soffre, rifiuta qualunque cosa, anche l’acqua. Maurizio non ci vede più. Gli animi si scaldano, chiama i Carabinieri, l’unico medico di turno minaccia di andarsene, gli altri genitori lo fanno passare avanti, preoccupati anche loro per le condizioni della bambina, forse con quel gesto di altruismo le hanno salvato la vita. Al momento della visita, la sua glicemia è crollata a 49. Valori da pre-coma ci dice Maurizio.

Maurizio riesce ad avere il numero di telefono del direttore generale Vintangelo Dattoli, lo invita a presentarsi per vedere presonalmente la situazione: «La colpa è dei genitori che affollano inutilmente il pronto soccorso» si sente rispondere.

Oggi la bambina sta meglio, magicamente è spuntato un posto per ricoverarla. Lui, però, a questo punto vuole andare fino in fondo. La gestione del pronto soccorso, così, proprio non va.

Eppure, soluzioni tampone per limitare in maniera efficace l’afflusso al pronto soccorso pediatrico ci sono, già attuate con successo a pochi passi da noi, ma per qualche strano motivo ancora non vengono applicate, nel diffuso silenzio generale dell’ospedaletto, del direttore generale Vintangelo Dattoli e della Asl.