Continuano ad arrivare segnalazioni di anomalie dai comitati Croce Rossa di tutta Italia. Non c’è regione in cui non ci siano magagne, abusi e sorpusi di ogni tipo. Le storie che arrivano dalla Calabria, per esempio, sono per molti versi sconcertanti e sottolineano – qualora ce ne fosse bisogno – responsabilità nazionali. Ci chiediamo come sia possibile che il presidente nazionale Francesco Rocca, non sia ancora intervenuto. Vi avevamo già parlato di ciò che succedeva e ancora succede in Lombardia attraverso la testimonianza di Mauro Micheluzzi. Restiamo in Lombardia, a Lodi, per parlarvi di alcuni precari storici che, a quanto dicono, sono risultati vittoriosi di sentenze che imponevano la stabilizzazione che non è arrivata.

A ottobre scorso i precari ricevono la proposta di passaggio, non prima di essersi volontariamente licenziati, dal contratto pubblico (EPNE) a quello privato (ANPAS), con l’assunzione diretta da parte del comitato stesso, ormai privatizzato.

Per chi non ha mai potuto godere dei bonus riconosciuti ai colleghi assunti, in apparenza dovrebbe trattarsi della luce in fondo al tunnel. Dovrebbe. Il condizionale è d’obbligo. Chi è precario, ci scrivono, sa bene di essere costantemente sotto la spada di Damocle del mancato richiamo al lavoro da parete dell’ente, “costretto” a prestare ore di servizio da volontario, con uno stipendio di 1100/1200 euro e inquadramento A2 come autista soccorritore, nonostante la Legge per chi guida un mezzo di soccorso preveda almeno un B1, meglio BS.

Il passaggio proposto, però, non è indolore, anzi. Il contratto ANPAS, a tempo indeterminato è in ogni caso subordinato alle convenzioni per esempio con Asl o aziende ospedaliere. Finita la convenzione, finto il contratto a tempo indeterminato. Un contratto che prevede una diminuzione dello stipendio di circa il 30%, 8 giorni di ferie in meno e 8 ore di lavoro in più.

La proposta ha determinato lo scontento di numerosi soccorritori che, stando a quanto ci scrivono, hanno rifiutato il passaggio non senza conseguenze. In un comitato dell’hinterland milanese, sarebbero state esercitate pesanti pressioni sui dipendenti affinché accettassero il passaggio peggiorativo. Secondo quanto ci viene raccontato, inoltre, ci sarebbero state anche minacce scritte per togliere la convenzione al loro comitato.

Ai diretti interessati sarebbe stato inviato un telegramma (che pubblichiamo) in cui viene comunicato di volta in volta la proroga di diversi giorni del termine ultimo per accettare l’accordo e firmare. Il tutto, secondo indiscrezioni che, se confermate sarebbero di una gravità assoluta, per permettere a chi è stato incaricato di fare pressioni, di aggiudicarsi un premio di 60mila euro.