È stato arrestato dalla Guardia di Finanza, Salvatore D’Angiò, ritenuto responsabile di un tentativo di attentato dinamitardo progettato a danno di un’azienda sita nel comune di Fondi risalente al 15 agosto 2014. Si conclude finalmente una complessa attività investigativa, grazie anche al lavoro della Polizia spagnola che ha arrestato il malvivente a Barcellona lo scorso 25 febbraio.

L’uomo, originario della provincia di Latina e colpito da un mandato di arresto europeo emesso dal GIP del Tribunale di Trani, è accusato di essere il mandante dell’azione sventata dalle fiamme gialle nella notte di ferragosto dell’anno scorso. D’Angiò è anche coinvolto in importanti indagini relative a traffici internazionali di stupefacenti destinate anche alle cosche mafiose siciliane.

IL FATTO – nella notte tra il 14 ed il 15 agosto 2014, le Fiamme Gialle sequestrarono a Molfetta 1 chilo di TNT (tritolo a scaglie), nascosto all’interno di un’autovettura con a bordo due cittadini stranieri, il rumeno Kantor Gyoni e l’albanese Recaj Mirian. Quest’ultimo era in procinto di partire per compiere un attentato dinamitardo a danno di un’attività commerciale sita nel Comune di Fondi, in provincia di Latina.

I due cittadini furono arrestati in flagranza di reato dai militari del GICO, che così riuscirono ad impedire una possibile strage, posto che, come le indagini svolte hanno acclarato, l’impresa vittima dell’attentato è sita in prossimità di distributore di carburante molto frequentato, comprensivo di area di servizio, con conseguenti enormi pericoli per la pubblica incolumità.
Il tritolo sottoposto a sequestro, infatti, era compresso in una scatola di ferro le cui schegge, a seguito della potente deflagrazione, indotta tramite un detonatore con miccia, sarebbero state proiettate in un vasto raggio d’azione.
Gli immediati approfondimenti investigativi hanno portato successivamente all’individuazione dei soggetti che si erano occupati del reperimento dell’esplosivo e dell’organizzazione dell’attentato. Si tratta del cittadino albanese Ademaj Bilbil e di Corrado D’Agostino, originario di Molfetta. Quest’ultimo in particolare è risultato essere uomo di fiducia del mandante dell’azione criminale, Salvatore D’Angiò, con il quale era in stretto contatto e dal quale aveva ricevuto precise istruzioni circa le modalità di pianificazione dell’attentato dinamitardo ed il preciso luogo di esecuzione.

Dopo l’arresto in flagranza ad agosto e il programma andato in fumo, D’Angiò avrebbe contattato D’Agostino chiedendogli delucidazioni in merito. D’Angiò avrebbe tranquillizzato il suo “capo” con la promessa che lo stesso attentato sarebbe stato compiuto comunque, ed in maniera ancora più eclatante.

Per questo motivo, D’Agostino e Ademaj sono stati sottoposti a provvedimento di fermo da parte dei militari del GICO, considerato anche l’imminente pericolo di fuga, posto che appena appresa la notizia dell’attività di polizia svolta nella notte del 14 agosto, gli stessi stavano progettando di lasciare il territorio nazionale al fine di far perdere le proprie tracce.

Attualmente D’Angiò si trova in carcere in Spagna, in attesa del completamento della procedura di estradizione. Rischia una pena fino a 15 anni di reclusione.