La Guardia di Finanza di Bari ha eseguito un decreto di sequestro conservativo emanato dal Presidente della Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti per la Puglia, per alcuni beni mobili ed immobili, crediti e spettanze di proprietà di Luigi Fiorillo e Nicola Alfonso, rispettivamente amministratore unico ed ex dirigente tecnico della S.r.l. Ferrovie del Sud-Est e Servizi Automobilistici di Bari, per un’ipotesi di danno erariale che ammonta a più di 11 milioni di euro.

Il presunto danno sarebbe stato arrecato al patrimonio della Società Ferrovie Sud-Est interamente in mano pubblica. Contestualmente è stato notificato ai due dirigenti un atto di “invito a dedurre” ed una diffida a pagare il danno in questione.

In particolare, sono stati sottoposti a sequestro un appartamento di cinque vani a Casamassima e il cinquanta per cento di un locale-box di proprietà Nicola Alfonso, nonché tutte le somme e la ragioni di credito spettanti ad entrambi gli indagati a qualunque titolo da parte della società Ferrovie del Sud-Est, di enti previdenziali, banche ed istituti di credito ove sono accesi i conti correnti, fino all’ammontare di 11 milioni 293mila euro.

I fatti per cui è aperto il procedimento sono emersi nell’ambito di indagini di polizia giudiziaria, relative a sprechi ed esborsi antieconomici connessi ad acquisti di vagoni ferroviari effettuati dalle Ferrovie Sud-Est tra il 2006 ed il 2009. Si tratta di un’operazione articolata in tre fasi: all’inizio, Ferrovie Sud-Est ha acquistato da due società tedesche 25 carrozze passeggeri dismesse, al presso di 37.500 euro l’una, per una spesa di 912mila euro.

Successivamente, la stessa società barese ha venduto le 25 carrozze in questione ad una società polacca incaricata di eseguire interventi di ristrutturazione (c.d. “revampizzazione”) al prezzo di 280mila euro l’una, per un ricavo di 7 milioni di euro. Infine, le Ferrovie Sud-Est hanno riacquistato dalla società polacca le 25 carrozze “revampizzate” al prezzo di 900mila euro l’una, pagando 22 milioni e 500mila euro complessivi.

In realtà, dalle indagini delle Fiamme Gialle e dalle risultanze di una consulenza tecnica di ufficio rilasciata da un esperto dal settore è emerso che il prezzo ritenuto congruo per il riacquisto sul mercato dei materiali ristrutturati era di 11 milioni e 206mila euro, ossia la metà dell’imposto spesato a carico del bilancio della società, con il conseguente depauperamento delle pubbliche finanze per comportamenti contrari ai principi di sana gestione.