Il momento buio dell’Amtab continua. O meglio, si pensava avesse toccato il punto più basso, invece si sta raschiando sul fondo.

Partiamo dall’ultimo episodio di violenza, avvenuto ieri sera. La vittima è l’autista dell’autobus numero 16 che, intorno alle 22.30, ha iniziato la sua corsa da piazza Moro. Un uomo di mezza età, impegnato ad espletare i suoi bisogni fisiologici dietro un angolo della piazza, non è riuscito a salire a bordo del pullman che ha chiuso le porte e si è mosso verso via Andrea da Bari. Il passeggero ha inseguito a piedi il mezzo fino all’incrocio con via Crisanzio e qui ha chiesto insistentemente all’autista di aprire le porte.

Cosa che non è stata fatta, anche perché oltre a non essere in prossimità di una fermata, dato l’orario e l’atteggiamento minaccioso del soggetto in questione, l’autista ha avuto paura si trattasse di un ubriaco o di un matto. La corsa è così stata portata a termine tranquillamente. Quando però l’autista è tornato in azienda, in via Iacobini, ha trovato una sorpresa. L’uomo si è fatto trovare all’interno della sede centrale dell’Amtab. Non capiamo come abbia fatto a entrare. Fatto sta che quando il dipendente si è presentato, è stato assalito e preso ripetutamente a schiaffi da quello che, a ragion veduta, era stato ritenuto un violento.

È davvero l’ennesimo episodio di pura brutalità che denunciamo. Sempre ieri sera, un autobus della linea 53 è stato preso a sassate nel quartiere San Paolo. Parliamo da tempo di Amtab a pezzi, perché lo è davvero, in tutti i sensi. Mentre il sindaco Antonio Decaro è in attesa dei bilanci per nominare il nuovo CdA, e mentre il direttore generale, Francesco Lucibello, gira in BMW GT e si gode i suoi benefit tra carburante gratis e venticinque buoni pasto al mese per due soli giorni a settimana impiegati per gestire l’azienda, l’Amtab è un colabrodo e fa acqua da tutte le parti.

Ogni giorno, come hanno denunciato recentemente i sindacati, almeno una trentina di autobus al giorno non parte per problemi meccanici. I mezzi sono vecchi, logori, e sempre più spesso le corse saltano. Lo sa bene il medico del reparto di psichiatria del Policlinico di Bari che, rimasto appiedato, ha confidato nei mezzi urbani. Ma quell’autobus non è mai arrivato. Mentre stamattina un altro pullman è stato trainato da un camion a Poggiofranco, all’imbocco con la tangenziale.

Se dovessimo ripercorrere cronologicamente tutte le storie di autisti e controllori picchiati, di risse a bordo e di autobus guasti, ci metteremmo una vita. Ma di rimedi non si parla. Solo un palliativo, come le funzioni di polizia amministrativa date ai controllori, per la serie “ora potete picchiare i poliziotti“. Come possiamo sperare in un cambiamento radicale se con enorme dispiacere siamo costretti a constatare che il pesce puzza dalla testa?