Alla prima udienza dibattimentale del processo alle agenzie di rating Fitch e Standard&Poor’s, cominciato a Trani, lo Stato non si è costituito parte civile. L’accusa è quella di manipolazione in danno dello Stato italiano. Davanti al giudice sei imputati, tra manager e analisti delle due agenzie, a chiedere la costituzione di parte civile diversi enti e associazioni di consumatori ma manca proprio lo Stato.

La vicenda prende piede dai declassamenti del rating che le agenzie espressero sull’affidabilità creditizia dei titoli italiani, nel 2011 e 2012, manovra che gli analisti ritengono abbia dato il via a diverse speculazioni finanziarie internazionali in danno dell’economia del Paese, contribuendo alla caduta di Berlusconi e l’ascesa del governo di centrosinistra che aprirà la strada a Renzi.

Alla luce di queste considerazioni, e nonostante l’accusa per gli imputati di manipolazione in danno dello Stato italiano, appare come un favore reso la decisione del Ministero dell’Economia e della Presidenza del Consiglio dei Ministri di non costituirsi parte civile nel procedimento, tanto più che durante l’udienza preliminare, lo Stato presenziava in qualità di persona offesa. Il che si traduce in una beffa dopo il danno, perché nel caso le agenzie dovessero essere ritenute colpevoli, agli italiani non sarà riconosciuto alcun risarcimento.

I motivi sono sconosciuti. Lo stesso pm Michele Ruggiero si è dichiarato sorpreso dalla scelta. C’è da chiedersi, a questo punto, in quale stanza di Palazzo Chigi sia stata presa la decisione di non costituirsi parte civile e soprattutto perché. Il sospetto è che per far insediare questo Nazareno gli italiani abbiano pagato più di 30 denari.