La gente era incazzata, ma anche allegra. Il corteo di protesta contro il governo Renzi e le sue manovre sembrava la festa dell’Unità. Va bene i cori, le bandiere e gli striscioni, ma chi l’ha detto che chi protesta dev’essere triste? Incazzato, forse, ma non triste.

Ombrelli forati, perché il Jobs Act “fa acqua da tutte le parti”, e uomini col megafono che chiamavano gli slogan percorrevano le strade insieme a orchestrine di chitarra, fisarmonica e tamburello che protestavano a suon di pizzica e “Oh bella ciao” , mentre la banda dei lavoratori Filcams Cgil intonava allegramente la colonna sonora di un vecchio film di Sordi.

E poi i classici ragazzi scapocchioni che non sanno bene per cosa protestano ma fanno numero e allegria, misti gli studenti impegnati politicamente e socialmente, preoccupati per il proprio futuro. Lavoratori precari insieme a dipendenti a tempo indeterminato che cantavano l’Internazionale mischiando le parole con il testo di Smells Like Teen Spirits cantato dai ragazzi dietro di loro, in un curioso remix intergenerazionale. Roba da brividi.

Insomma, un serraglio di voci e colori. Una protesta seria condotta in maniera faceta. Per la serie: “Ridiamoci su, perché qui non ci resta che piangere”.