Possiamo discutere se a nove settimane si debba parlare di feto o di embrione; possiamo discutere sulla cattiva abitudine di paralizzare gli ospedali il sabato e la domenica (non solo ad agosto); possiamo discutere dell’opportunità che un raschiamento sia o meno un’emergenza e se sia normale farlo dopo quattro giorni di ricovero senza neppure essere stata visitata, dopo essersi sentita risondere: «signora, il suo è un codice bianco, si faccia vedere lunedì sal suo ginecologo»; possiamo discutere se sia più importante un bilancio in ordine o un paziente soddisfatto. Ciò su cui proprio non si può soprassedere è il comportamento di certi medici superficiali e maleducati, anche quando una donna, al secondo aborto in pochi mesi, ha appena perso il figlio che aveva cercato per 14 anni. La sanità efficiente è quella che sa parlare ai cittadini in maniera competente e umana.

Nel caso di Patrizia (la chiamiamo così per tutelarne l’identità), vi raccontiamo l’ennesima storia di ordinario menefreghismo, che rende sempre meno accettabile il pessimo stato di salute della sanità pugliese e barese, ormai più al centro delle cronache giudiziarie che di quelle mediche.