Prima una raffica di schiaffi a un dipendente delle Ferrovie – che tenta di scappare, ma viene raggiunto e colpito nuovamente – poi lo sputo in faccia a un poliziotto, al quale prima aveva detto: «Bastardo, ho l’epatite C». Rito abbreviato ma, in attesa di giudizio, il folle resta in libertà. L’episodio è successo la settimana scorsa, ma ci sembra doveroso segnalarlo, non tanto perché nessuno ne ha ancora parlato, quanto perché un barese di una quarantina d’anni, con una lunga lista di precendeti penali per aggressione, molestie e pesino per il tentato omicidio della madre, è libero di aggirarsi per le vie della città.

Torniamo all’aggressione. Il dipendente delle Ferrovie, tra l’altro in precarie condizioni di salute, viene raggiunto dall’uomo e preso a schiaffi e pugni. La vittima scappa ma, debilitata dal suo stato fisico, viene raggiunta e colpita ancora in pieno volto. Se la cava con molto spavento, qualche ferita e gli occhiali distrutti. Un’aggressione immotivata. Succede alla Stazione Centrale di Bari, sono le ore 17. Come se non bastasse, l’aggressore, un uomo di media altezza, moro e scuro di carnagione, viene bloccato dagli agenti della polizia ferroviaria. Puzza di alcol. I poliziotti iniziano a prendergli le genrralità. All’improvviso, però, l’esagitato prende di mira uno degli uomini in divisa; inizia a inveire, fino a quando non volano altri schiffi e, come detto, uno sputo in pieno volto. Ne nasce una colluttazione.

L’arrestato e il poliziotto restano feriti. L’avvocato difensore chiede il rito abbreviato, che gli viene concesso. Ciò che ci sembra particolarmente assurdo è che, in attesa di giudizio, l’uomo venga lasciato libero di terrorizzare chiunque, tra l’altro con la consapevolezza che protrebbe minacciare chiunque senza una ragione e deliberatamente tentare di contagiare altre ignare persone. Il poliziotto coinvolto nella vicenda, oltre a portare addosso gli evidenti segni della baruffa, si sta sottoponendo ai necessari accertamente per scongiurare ogni possibile conseguenza di quello sputo in pieno volto. I documenti medici prodotti, infatti, non escludono che l’aggressore possa essere affetto da altre infezioni.