«La situazione è drammatica, nel paese manca il pane, il latte, le scarpe, qualsiasi cosa. Stanno violando tutti i diritti umanitari, gli studenti manifestano in piazza e contro di loro sparano alla testa, quelli che vengono arrestati subiscono torture, una ragazza è stata violentata con la canna del fucile. La gente ha paura, lanciano lacrimogeni nelle abitazioni delle persone, entrano in casa e piazzano i cecchini sulle terrazze, nel paese non si può circolare, sono arrivate delle navi russe e sulle città volano aerei a bassa quota per mantenere il controllo della situazione. È assurdo, in Venezuela vivono 1 milione tra italiani o di origine italiana e nessuno dice niente, nessuno fa niente».

Chiara è terrorizzata, conosce bene la situazione perché ha un fratello che vive in Venezuela. Per sicurezza non scriviamo il suo cognome,  in questo momento ci vuole poco a fare una brutta fine da quelle parti: «Non è per mio fratello, in Venezuela regna il caos, il presidente Maduro parla di democrazia ma non è vero questa è una vera e propria dittatura. Sto cercando di contattare ambasciate, giornalisti, ma sbattono tutti contro un muro di gomma. Perché non si parla di questo? Cosa c’è dietro? Che accordi hanno per riuscire a tenere tutto sotto silenzio?»

A Corato vive una folta comunità di italovenezuelani, sono tutti preoccupati per quanto sta accadendo e per la vita dei loro familiari. Con il Centro Italo Venezolano, domenica mattina hanno organizzato una manifestazione per provare a fare un po’ di rumore. Si sono incontrati in piazza Bolivar, dove ha sede il Centro,  e da lì si spostati davanti alla chiesa San Giuseppe, dove hanno cantato l’inno nazionale esponendo striscioni, cartelli, le foto che sono riusciti a recupareare, così da far vedere cosa accede. Le immagini non lasciano spazio a molte interpretazioni. Proprio nelle ore della manifestazione è stata liberata la fotografa italiana Francesca Commissari, arrestata durante una manifestazione.

Per avere una  testimonianza diretta dei fatti, abbiamo contattato qualcuno che vive lì, possiamo solo dire che si tratta di una fonte più che attendibile: «Per piacere non scrivere il mio nome, qui finisci in galera per niente e sparisci nel nulla. Ho visto alcune manifestazioni di persona, i giovani sono totalmente disarmati e manifestano in forma pacifica, per gli europei e gli italiani in particolar modo, abbituati alle manifestazioni dove si vedono caschi e spranghe, è impensabile che le forze dell’ordine, senza nessuna provocazione, all’improvviso carichino, lancino bombe lacrimogene e sparino sui cittadini inermi, eppure è così».