A.F. è un sanitario volontario del 118 e la mattina del 14 febbraio scorso era di servizio a bordo di un’ambulanza del presidio di pronto intervento dell’ospedale Di Venere, a Carbonara. Alle 7, una chiamata richiedeva l’intervento di una squadra a Capurso per “un codice verde”, blando livello di serietà e pericolosità: la richiesta era per un “Paziente in stato di agitazione, da probabile TSO”. Il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) è una procedura che prevede il ricovero coatto di un soggetto con particolari turbe psichiche, o malattie infettive, nel caso in cui questi rifiuti il ricovero e laddove il disagio non possa essere trattato diversamente.

«Già nelle indicazioni ci avevano detto che probabilmente ci sarebbe stato da fare un TSO , però ci diedero un “Verde”– dichiara A. –  Noi siamo arrivati alle 7.22 sul posto, a Capurso. Pensavamo di trovare il soggetto in casa, ma purtroppo, quando siamo scesi dall’ambulanza, non ci siamo accorti della macchina parcheggiata davanti al cancelletto. Il padre del paziente, sceso per strada, ci ha fatto segno che il soggetto era fuori. Al che ci siamo voltati e abbiamo visto la macchina partire a forte velocità in retromarcia, andando a finire contro la nostra ambulanza. Per un pelo non ci ha presi».

Il paziente, quindi, a bordo della sua auto, ha impattato in retromarcia contro il muso dell’autoambulanza e dopo averla colpita ha continuato a spingerla ad alta velocità, cercando di farla finire fuori strada, da dove sarebbe stato impossibile recuperarla senza l’intervento di un rimorchio. Intanto, il padre dell’uomo, alle 6.45 aveva chiamato le forze dell’ordine.

Gli stessi sanitari lamentano il ritardo delle forze dell’ordine: «Il padre, già dalle sette meno un quarto aveva cominciato a chiamare polizia e carabinieri – ci racconta A. – Noi, giunti sul posto alle 7.22 e vista la situazione abbiamo chiamato subito i carabinieri. Con tutto ciò, i carabinieri sono arrivati alle otto meno dieci. Intanto lui era riuscito a spingere l’ambulanza ed era quasi riuscito a farla andare nella campagna che costeggia la strada. È sparito per qualche minuto con l’auto, ovviamente costituendo un pericolo per la circolazione e i pedoni. Poi per completare l’opera aveva preso di nuovo la rincorsa per buttare definitivamente l’ambulanza fuori strada. Evidentemente deve aver sbagliato mira, perché ha mancato il mezzo e fuori strada ci è finito lui. Dopo di che il motore ha cominciato a fumare e lui si è fermato. Solo in quel momento sono arrivate le forze dell’ordine».

All’arrivo dei carabinieri, l’uomo è stato calmato e convinto a seguirli in caserma, dove è stato posto in stato di fermo. Qui, poi, ricominciato ad agitarsi, è stato sedato dai sanitari per poi essere trasportato al Policlinico di Bari per far procedere il TSO, che tuttavia è stato confermato. Stando ad alcune testimonianze, il soggetto non era nuovo a incidenti stradali provocati da lui. Era comunque già conosciuto dai militari, che in passato gli avevano ritirato la patente.

«È stata una mezzora di puro terrore – ci confida A. – non sapevamo se fosse armato, continuava a correre con la macchina rischiando di travolgere chiunque. Abbiamo dovuto gridare ai passanti di togliersi dalla strada o ripararsi in casa. Per di più, anche dopo essere stato fermato, ha continuato a minacciarci di morte, anche davanti ai carabinieri. A me personalmente ha minacciato di venirmi a cercare e di ammazzarmi».

Lo stato di fermo imposto dal TSO dura sette giorni, allo scadere dei quali, se non rinnovato, il paziente viene dimesso. Il corso della Legge, intanto, sta procedendo, e l’uomo dovrà rispondere di danneggiamento volontario e interruzione di pubblico servizio.

25 febbraio 2013

Pasquale Amoruso