Infatti, mentre in precedenza i pubblici dipendenti accantonavano contributi del 9,60% sull’80% della retribuzione, di cui il 2,5 % a carico del lavoratore, a seguito della già citata legge (entrata in vigore il 1.1.2011) l’accantonamento è passato al 6,91%, interamente a carico del datore di lavoro.

La differenza doveva perciò essere versata al lavoratore; così non è stato, in quanto i lavoratori continuano a versare il 2,5%, sotto la voce ”Opera di previdenza”; questa trattenuta, a seguito dell’entrata in vigore della nuova disciplina, è illegittima, come confermato anche dalla recente sentenza del TAR Calabria (sent. n. 53/2012).

Questa sentenza ha ravvisato giustamente una disparità nel trattamento tra lavoratore pubblico e privato (a cui non viene applicato il 2,5% di trattenute), che riduce la retribuzione del lavoratore pubblico senza che ci sia” una connessione con qualità e quantità del lavoro prestato, rimasta immutata“.

Da ciò consegue che i lavoratori continuano a vedersi trattenute somme che invece andrebbero versate in busta paga (in media 35-45 euro al mese); la nostra associazione ha perciò deciso di iniziare delle azioni nei confronti delle pubbliche amministrazioni che continuano ad operare queste trattenute, per chiederne la cancellazione ed il rimborso dallo scorso anno ad oggi.

In un periodo di così grave crisi, trattenere somme illegittime sulle buste paga dei pubblici dipendenti, che da tempo peraltro aspettano il rinnovo del contratto di lavoro, è oltremodo ingiusto e iniquo.

Tutti i lavoratori interessati a chiedere il rimborso possono contattare il nostro sportello di Bari al numero 348 0086073, e fissare un appuntamento portando con sé le copie delle buste paga dal gennaio 2011 ad oggi: provvederemo a calcolare quanto illegittimamente trattenuto e chiederne il rimborso all’amministrazione di appartenenza del lavoratore.