L’uomo possedeva il fondo di settemila metri quadrati che ospitava sostanze altamente tossiche e residui di materiali illeciti e proibiti. I militari, infatti, hanno accertato la presenza di plastica, materiale inerte e contenitori di fitofarmaci utilizzati per l’agricoltura tra cui un pesticida antiparassitario vietato.

Il sito, carico di questi resti, costituisce un grave pericolo per l’ambiente circostante, nonché per il terreno che lo compone e le rispettive falde acquifere. Le sostanze plastiche e i pesticidi proibiti costituiscono una grande fonte di inquinamento ambientale che si cerca di combattere con le raccolte differenziate e il riciclo.

Sono argomenti che anche il Governo Monti ha rivisto in merito al decreto “salva Italia” approvato a febbraio scorso. Per esempio, una novità in merito è costituita dal fatto che entro la fine del 2012 deve essere raggiunto il 65% di raccolta differenziata in ogni “ambito territoriale ottimale”. Se l’obiettivo non dovesse essere raggiunto i Comuni possono chiedere una deroga al ministero dell’Ambiente.

La presenza dell’amianto, invece, è un problema da debellare quanto prima per la tossicità di questo materiale. Le sue polveri, infatti, se inalate, provocano problemi alla salute dell’uomo come tumori e carcinomi polmonari. È per questo che produzione, utilizzo ed esportazione sono state vietate. Ma, nonostante questo, resti di vecchie costruzioni e lamiere circolano e spesso vengono abbandonate in discariche abusive come quella di Casamassima, a cielo aperto con tutti i rischi che questo comporta.

La Puglia, nella questione amianto è arrivata un po’ in ritardo rispetto alle altre Regioni nell’emettere un decreto sull’avvio del procedimento di V.A.S. valutazione ambientale strategica del “Piano Regionale di protezione dell’ambiente decontaminazione, smaltimento e bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto”. È partito a giugno 2011. Ma, nonostante ciò ancora molti sono i siti da bonificare, riconoscere e sequestrare.

 

Angela Nitti