L’operazione è stata condotta dalla Procura di Bari in collaborazione con le Stazioni di Cassano Murge e di Pontedera. Alla coppia di nigeriani sono imputati i reati di estorsione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. A denunciare i fidanzati è stata una ragazza, che ha raccontato la sua storia ai carabinieri. La giovane era stata convinta a partire per l’Italia, quando si trovava nel suo villaggio della Nigeria.

Un suo connazionale l’aveva persuasa che, date le precarie condizioni economiche della sua famiglia, avrebbe potuto aiutarla cercando lavoro nel Belpaese. La condizione per raggiungere l’Italia era il pagamento di 40mila euro al figlio dell’uomo che le aveva proposto l’”affare”.

Per garantire l’adempimento del suo debito, fu sottoposta ad un rito voodoo: se non avesse pagato, avrebbe perso la vita. Ad agosto 2008, la ragazza è arrivata in Italia da clandestina approdando a Lampedusa, poi si è trasferita a Palermo per raggiungere, infine, Bari.

Nel capoluogo pugliese è stata accolta da due connazionali, T.A ,oggi arrestata, e James Loveth (una nigeriana deceduta nel 2008 dopo essere stata investita da un’automobile mentre cercava di fuggire dalla polizia).

Ai Carabinieri, la ragazza ha raccontato di aver subito, una volta a Bari, nuovi riti voodoo e di essere stata costretta a prostituirsi: inoltre, dei soldi guadagnati per la sua famiglia non percepiva nulla, perché i proventi dell’”attività” finivano nelle tasche di S.O.A, anche lui arrestato dai carabinieri.

Nel febbraio 2009, la nigeriana, indotta a trasferirsi al nord prima a Pontedera, poi a Sarzana, in provincia di La Spezia, e infine a Genova, è riuscita a fuggire dai suoi protettori e nell’ottobre 2011 a trovare il coraggio di raccontare la sua storia.

Lo scorso 27 settembre, a Pescara, sono stati arrestati 6 nigeriani, perché sottoponevano le loro “protette” a riti voodoo per “incatenarle” al marciapiede: le ragazze costrette a prostituirsi hanno denunciato i loro aguzzini. Le avevano trascinate dai loro villaggi di origine, impegnandole al pagamento di 50mila euro con un rito mistico, che implicava la loro morte in caso di inadempienza.

Margherita Micelli Ferrari