Si allarga quindi l’inchiesta che sta scuotendo la politica cittadina da martedì scorso, quando cioè sette persone sono state arrestate a seguito delle irregolarità emerse intorno alla costruzione del parcheggio sotterraneo in Piazza Cesare Battisti, nel cuore del quartiere murattiano.

Fra gli arrestati figura anche il consigliere regionale del pd, Gerardo Degennaro, insieme al fratello Daniele. Entrambi sono ora agli arresti domiciliari. Numerosi i capi d’accusa a carico delle 81 persone complessivamente indagate: si va dalla truffa aggravata alla frode in pubbliche forniture, dal falso in atto pubblico alla corruzione di pubblici ufficiali. Fra gli indagati, spuntano i nomi di altri due fratelli Degennaro: Vito e Giovanni.

Secondo gli inquirenti, gli imprenditori Daniele e Gerardo Degennaro, proprietari della “Dec”, avrebbero goduto di trattamenti di favore da parte dell’amministrazione comunale nelle gare d’appalto per la costruzione di alcune opere pubbliche: i due parcheggi interrati di Piazza Cesare Battisti e di Piazza Giulio Cesare, il Centro Polifunzionale del quartiere periferico San Paolo, il mercato di Via Caldarola, a Japigia, i giardini Matarrese a Poggiofranco e, da oggi, si indaga anche sul giardinetto di via Pappacena.

In una conferenza stampa tenutasi oggi al Comune di Bari, il sindaco del capoluogo pugliese si è affrettato a smentire ogni suo coinvolgimento nella vicenda. A sostegno della sua innocenza, ci sarebbe un contenzioso tra i Degennaro e un fratello del Primo cittadino che ormai si trascina da diverso tempo. Ma il sindaco, che non figura tra gli indagati, ammette di aver commesso un errore nell’aver nominato nella sua giunta Annabella Degennaro, figlia di uno dei due arrestati.

“Lei non è toccata dall’indagine – si è affrettato a spiegare Emiliano – ma chi ha detto che avevo sbagliato aveva ragione” . L’ “errore”, secondo il primo cittadino barese, consiste nel non aver tenuto “distinta la politica dall’economia”.

Lo scandalo cittadino si sta allargando rapidamente e preoccupa il Centrosinistra. Secondo gli inquirenti, infatti, Vito Degennaro “poteva vantare illustri conoscenze di esponenti del governo quali Mario Lettieri (sottosegretario all’epoca del Governo Prodi, ndr) e Francesco Boccia”.

Per l’accusa, “Non vi è dubbio che il potere del gruppo Degennaro sia garantito da un fortissimo appoggio politico, in alcuni casi persino incondizionato, se non servile, in altri episodico, ma comunque significativo”.Dalle indagini emergerebbe una “sudditanza dei rappresentanti politici che seguivano le disposizioni impartite dall’imprenditore”.

Eva Signorile