Delitto Mizzi
Il luogo dell'omicidio

Un anno fa, quello che era il quinto agguato in dieci giorni fu giustificato dal procuratore Antonio Laudati nell’ambito di “una guerra tra le nuove generazioni assoldate dalla criminalità organizzata”: essendo i capi clan quasi tutti detenuti, le “nuove leve”, meno professionali e più pericolose, starebbero tentando di costruire equilibri nuovi per il predominio dei traffici illeciti, abbandonandosi a sparatorie anche in pieno giorno e in zone trafficate.

Furono necessari alcuni mesi di indagini da parte della Procura per accertare, nel novembre 2011, che la vittima dell’agguato fosse completamente priva di contatti con la malavita locale: Mizzi, insomma, fu ucciso per errore, scambiato dai sicari con un pusher della zona. Lavoratore onesto e infaticabile, egli aveva come unica colpa quella di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato, tant’è che nella sparatoria rimase ferita anche una donna che si trovava, anch’ella, a passare di lì casualmente. E che Mizzi fosse un uomo “buono e sincero”, la sua famiglia l’ha sempre sostenuto. Un contributo fondamentale alle indagini arrivò allora dalla moglie Katia:

«È stato scambiato per un altro, e so che lo ha riferito anche ai carabinieri che qualche anno fa c’era uno spacciatore di droga di Ceglie che gli assomigliava molto. Tanto che, in alcuni casi, i consumatori di droga per errore si rivolgevano proprio a Pino per acquistare gli stupefacenti. Infatti, se avessero voluto freddarlo con molta sicurezza lo avrebbero aspettato sotto casa la mattina alle 3 e mezzo. Ma poi – aveva aggiunto – perché sparargli alle 19 sotto casa, in una zona molto frequentata, a due passi dalla piazza principale? Pino veniva dalla casa di una zia, in via Verdi, dove sarebbe stato molto più facile freddarlo. Perché sotto casa? Voleva avere un significato questa esecuzione?».

Forse, senza volerlo, aveva visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. E il movente del tragico omicidio, si spera, verrà fuori a conclusione delle operazioni dei carabinieri tuttora in corso.

Alessandra Morgese