L’identificazione di due degli uomini che, la sera del 28 agosto 2011, facevano parte del gruppo di fuoco capeggiato da Cesare Diomede – 39 anni considerato l’erede del padre, Biagio Diomede, storico boss del quartiere Carrassi, che in quell’occasione rimase ferito mortalmente da una pioggia di proiettili (non meno di 20) – costituisce un importante tassello nella ricostruzione della dinamica di una delle più cruente sparatorie avvenute a Bari negli ultimi anni a causa di una scissione interna al clan Diomede. Nell’ambito di questa guerra interna va anche inserito l’omicidio di Alessandro Marzio, 21 anni di Bari, ucciso il 30 ottobre 2011, probabilmente dallo stesso gruppo di fuoco che ha ammazzato il boss Diomede.

Secondo gli inquirenti il 28 agosto scorso Diomede, Marzio, Siciliani e Campanale avevano deciso di sferrare un attacco agli scissionisti che avevano deciso di mettersi in proprio nei quartieri Carrassi, Picone e San Pasquale con lo scopo di gestire direttamente il racket delle estorsioni ai commercianti della zona. Un affronto che il clan Diomede aveva deciso di punire dando una lezione mortale ai rivali, ma nella sparatoria a rimetterci la vita fu, invece, proprio Cesare Diomede.

Una ricostruzione alla quale gli investigatori sono giunti anche attraverso la visione di registrazioni degli impianti di video-sorveglianza installati da alcuni commercianti della zona dove è avvenuta la sparatoria. Riprese che hanno evidenziato alcune moto di grossa cilindrata che si inseguivano a forte velocità, i cui occupanti sparavano colpi di pistola all’impazzata gli uni contro gli altri. Non ci sono dubbi sul fatto che il Siciliani abbia esploso almeno tre colpi di pistola e che fosse in compagnia del Diomede quella sera: la sua sagoma è perfettamente riconoscibile. Ma è altresì convinzione degli inquirenti che ci fossero anche il Campanale (nonostante il giovane abbia sempre negato la circostanza) e il Marzio.

Un omicidio, quello del Diomede, che gli affiliati del clan non potevano lasciare impunito, solo che ancora una volta gli scissionisti sono riusciti ad avere il sopravvento uccidendo anche una volta per primi: la vittima è il giovane Marzio, considerato uno dei fedelissimi del boss ucciso.

La circostanza che a distanza di pochi giorni dall’omicidio di Marzio, il 15 novembre scorso, il Campanale girasse per il quartiere a bordo di una moto di grossa cilindrata con una pistola 7.65 completa di serbatoio con otto colpi di cui uno in canna (e per questo arrestato), lascia presumere che i “sopravvissuti” stessero preparando una risposta ai due gravi fatti di sangue subiti.

L’ultimo tassello da inserire nell’inchiesta non mancherà presto di essere posizionato, le indagini stanno proseguendo con il massimo impegno e riserbo.
(Comunicato dei Carabinieri Bari)