Il 24enne, studente di lingue presso l’Università di Pescara, il giorno della scomparsa indossava un k-way azzurro, dei pantaloncini rossi con una banda laterale bianca, scarpe ginniche grigie e calzettoni neri. All’interno delle tasche dei pantaloni sono stati ritrovati l’ i-Pod e le chiavi di casa del ragazzo, elementi questi  riconosciuti insieme agli indumenti dai genitori e dalla sorella dello studente.

«Il cadavare non è in avanzato stato di decomposizione perché è stato in qualche modo conservato dall’acqua fredda del mare, ma il suo volume è aumentato di tre volte rispetto alla corporatura di Roberto» spiega un investigatore.

Inoltre, lo stato di conservazione in cui è stato ritrovato il cadavere coincide con la permanenza del corpo in mare. Sarà comunque l’autopsia a far luce sulle modalità della morte, a chiarire se il ragazzo era già privo di vita quando è caduto in acqua o se è morto per annegamento.

È da escludere che sia stato colpito da qualcuno, visto che sul corpo non sono stati rinvenuti segni di arma da fuoco o di un corpo contundente. Gli inquirenti di Pescara hanno avanzato l’ipotesi del suicidio e ad accrescere tale ipotesi è un precedente di Straccia: a soli 17 anni, il giovane ingerì una miscela di ddt.

I genitori del 24enne non sono d’accordo, per questo hanno scelto come avvocato difensore Emilia Velletri. Roberto era un ragazzo affettuoso, semplice, non faceva uso di droga, nè di alcol per questo ai familiari e agli amici del giovane non va giù l’ipotesi del suicidio.

 

Doriana Davenia