Le accuse nei confronti del comandante Logiudice riguardano agevolazioni nei confronti del boss Bartolo Dambrosio, presunto capo della mafia altamurana ucciso con 43 colpi di pistola il 6 settembre 2010 in un agguato nei pressi del Pulo. Secondo i pm, il maresciallo avrebbe omesso, nel 2007, di denunciare Dambrosio, sorvegliato speciale, quando non rientrava in caserma per firmare i registri dei domiciliari e avrebbe altresì redatto false relazioni di buona condotta del boss.

L’interrogatorio di garanzia, iniziato venerdì scorso, è terminato oggi dopo 5 ore di domande incalzanti del giudice Vito Fanizzi e del pm Desire Digeronimo. Il militare difeso dagli avvocati Michele Laforgia e Tommaso Barile ha contestato le accuse ritenendole non a lui imputabili e si è difeso dicendo di non aver mai agevolato Bartolomeo Dambrosio avendolo arrestato egli stesso.

I legali hanno deciso di aspettare prima di presentare un’istanza di scarcerazione o attenuazione della misura cautelare, volendo prima visionare il verbale d’interrogatorio. Domani, martedì, toccherà al maresciallo semplice Massimo Carotenuto far luce sull’inchiesta che vede coinvolte 14 persone tra mafia, imprenditoria e istituzioni.

Concorso esterno, lesioni personali, favoreggiamento, omicidio, frode e così via i vari capi d’imputazione per gli indagati, fra i quali Mario Dambrosio (fratello del boss) e Giuseppe Antonio Colonna. Sono stati ascoltati dagli inquirenti anche altri militari impiegati presso la stazione dei Carabinieri di Altamura:

«Vorrei che la S. V. – ha dichiarato uno dei militari – comprendesse lo stato psicologico in cui io e tanti miei colleghi ci troviamo, tra l’incudine e il martello, cioè se rispettare quanto ci è stato richiesto dal maresciallo Logiudice oppure dire la verità».

«Quale dipendente di una stazione – prosegue il carabiniere – so benissimo che se non faccio ciò che mi dice il maresciallo, la mia vita diventa intollerabile attraverso mille sistemi che possono essere orari di servizio, note riservate, l’ordine pubblico nei giorni in cui si sa che posso avere degli impegni ecc. anche se ci si comporta sempre ligi al dovere come ho cercato di fare io».

La Dda è impegnata anche in un’altra indagine che coinvolge la mafia barese. Oggi la notizia dei primi sviluppi: è stato arrestato Nicola Lupello, il 34enne che la sera del 14 novembre rimase ferito durante un agguato nella zona industriale di Modugno in cui fu ucciso il pregiudicato 48enne Francesco Campanella.

Per Lupello, già noto alle forze dell’ordine, è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare poiché accusato di essere il responsabile materiale dell’omicidio di Campanella.

 

Eleana Martiradonna