Il 22enne pugliese era l’unico tra i ragazzi fermati lo scorso 15 ottobre ad essere rimasto in carcere e il primo ad essere condannato, adesso dovrà scontare i 3 anni e 4 mesi, risarcire il comune di Roma e l’Ama, azienda municipalizzata per i rifiuti costituitesi parte civile, oltre a dover sostenere le spese legali.

I suoi legali hanno definito la decisione dei giudici della decima sezione penale del tribunale una “pena troppo dura”. Secondo l’avvocato Gallo la decisione è stata influenzata dallo scalpore mediatico creatosi dopo gli scontri avvenuti durante la manifestazione degli indignati e  il giovane Caputi con tutto ciò che è accaduto quel giorno “non ha nulla a che fare”.

Il 22enne è stato descritto dal suo legale come un ragazzo senza fissa dimora, senza rapporti con la sua famiglia d’origine e che ormai da tempo vive a Barcellona, in Spagna, nelle “case occupate”. Giovanni Caputi aveva il 15 maggio scorso partecipato anche alla manifestazione spagnola degli indignados, ma sempre, come sottolineato dal suo avvocato, in maniera pacifica. L’obiettivo del legale Gallo, adesso, è quello dell’affidamneto per il suo assistito in una comunità dove possa scontare la sua pena.

 

Nicoletta Diella