Giovanni e Giovanna Tempesta, 48 anni entrambi costretti sulla sedia a rotelle e inabili al lavoro, da 11 anni chiedono al Comune una casa popolare. La signora Giovanna racconta che tutto è cominciato con la nascita della loro figlia:

«Noi vivevamo in un monovano, a un piano terra, pieno di scarafaggi. Quando nacque la bambina, nel ‘99, sentimmo l’esigenza di avere una casa più salubre».

Così nel 2000 presentarono domanda per ottenere un alloggio. E’ a questo punto, però che sorgono i problemi. Infatti, la legge regionale n. 54 del 1984, che regola la determinazione e l’assegnazione degli alloggi pubblici, stabilisce che pensione di invalidità e indennità di accompagnamento costituiscano fonte di reddito.

I Tempesta percepiscono circa 600 euro di pensione e 800 euro di accompagnamento. Un totale di 1400 euro mensili che li colloca in una fascia di reddito troppo alta per ottenere un alloggio, ponendoli solo al 94esimo posto della graduatoria. Giovanna fa sapere che l’importo del loro assegno di accompagnamento viene riutilizzato del tutto per pagare chi li assiste, il resto basta appena a portare avanti la famiglia:«Abbiamo cercato delle alternative, ma per una casa ci hanno chiesto 900 euro mensili».

E la casa dove vivono adesso? Un appartamento in affitto in via Papa Giovanni XXIII che fino due anni fa mantenevano grazie al sussidio comunale che copriva l’80% del canone mensile. Dal 2009, il Comune ha sospeso questo sussidio e i coniugi da allora sono morosi. A maggio scorso è arrivata la notifica di sfratto che, dopo alcuni rinvii, diventerà esecutivo domani.

Il Sindaco Emiliano è irremovibile sulla casa. Fa sapere che ai Tempesta verrà offerta la somma di 13 mila euro, sufficiente a pagare l’affitto arretrato o il trasferimento in un’altra abitazione, ma il “Sindaco sceriffo” non intende in alcun modo favorire i coniugi a discapito di altre famiglie che, secondo la graduatoria, hanno maggior diritto a ottenere l’alloggio. Una graduatoria, per altro, che non è possibile alterare, dice Emiliano, pena la  commissione di reato di abuso in atti d’ufficio.

E dalla sua pagina su Facebook, aggiunge:  «La legge è questa. Punto e basta». E, a proposito di legge, ci dice l’Unione inquilini che in tutte le regioni, meno che in Puglia, l’assegno di accompagnamento è computato nel reddito familiare, come rimborso a servizi non prestati dal soggetto pubblico. La Puglia è l’unica regione a considerarlo fonte di reddito. In qualsiasi altra regione, i Tempesta sarebbero già stati nominati assegnatari.

In più, a sentire le famiglie del presidio permanente e le persone intervenute oggi al sit-in, c’è qualcosa di marcio nell’assegnazione degli alloggi. Le famiglie ancora in lista si lamentano di irregolarità nelle assegnazioni, dell’occupazione abusiva non ostacolata di alcuni alloggi e dell’attribuzione indebita a soggetti non meritevoli, per cui il sindaco non dovrebbe tanto nascondersi dietro la legge. La stessa Giovanna Tempesta denuncia anomalie nella graduatoria stilata nel 2007. La più evidente è l’elevato numero di domande presentate da persone decedute, almeno 100.

«Conservo una copia dei nominativi» dice Giovanna. La situazione non sembra risolversi, i coniugi hanno rifiutato il contributo del Comune per il saldo della mora, così come di essere ospitati nelle tende della Croce Rossa o in dormitori pubblici.

«Abbiamo bisogno di una casa per crescere nostra figlia», dice Giovanna. E proprio per la ragazza, ora la situazione si complica: vista l’impossibilità dei genitori di garantirle un alloggio, il Tribunale dei minori sta avviando le pratiche per l’affido temporaneo.

Pasquale Amoruso