“Pesca” a strascico della Polizia Locale a Pane e Pomodoro, dove gli agenti hanno sgomberato il tratto di lungomare a ridosso della spiaggia. Persino gli scooter sono stati fatti spostare dal divieto in cui si trovavano, consentendo il parcheggio in divieto dall’altro lato della strada.

La pesca a strascico non risparmia nessuno, così nella rete a maglie strette del minchia parking c’è finito anche un emigrato tedesco, originario di Ceglie del Campo. L’uomo che non ha gradito la contravvenzione di 30 euro elevata dai vigili, prova a spiegare le sue  ragioni.

“Da quando sono qui – dice – ho speso 2mila euro. Il tempo di parcheggiare e scaricare la macchina che sono stato multato. Noi coi 30 euro ci puliamo le scarpe, per non dire un’altra parola”. In verità, l’altra parola, che poi sarebbe culo, l’ha detta più volte a microfoni spenti, con una punta di disprezzo. Se l’auto è in divieto è in divieto. Punto. In Germania, forse, dopo il verbale non avrebbe avuto neppure modo di baccagliare.

In tanti, magari non lui – ci mancherebbe – ne approfittano abbandonando l’auto in curva sul lungomare per ore, al motto: “Tanto qui le multe non le fanno”. A guardare ciò che è successo oggi è solo una leggenda metropolitana, perché le multe le fanno. Eccome se le fanno.

Certo, come sempre diciamo, la politica della “mongia e la pongia” (una volta si e due no ndr.) destabilizza e fa avanzare persino buffe ipotesi. “Potrebbero chiudere un occhio per un mese – dice un automobilista costretto a togliere l’auto -. Una cosa bella abbiamo (il riferimento è alla spiaggia di Pane e Pomodoro ndr.) e nemmeno possiamo parcheggiare”. Il problema è la testa e allora forse ci vorrebbe una tolleranza molto vicina allo zero.