Durante i tre giorni in onore di San Trifone, il santo patrone di Adelfia, non vi sarà sfuggito di vedere le telecamere del quotidiano italiano in mezzo alla festa, persino dove difficilmente erano mai stare. Immagini, interviste, voci, colori. Il senso della festa sarà contenuto in uno “speciale” video voluto dalla Pro Loco e dal Comitato feste, che sarà presentato alla cittadinanza prossimamente. Vi abbiamo dato un assaggio con i fuochi di giorno e l’alba della festa.

Stavamo cercando le parole giuste per spiegarne il contenuto, l’essenza. Le abbiamo trovate in questa lettera di Antonio Torres, un adelfiese innamorato follemente del suo paese, sempre pronto a dire: “presente”, a farsi in quattro, a darti suggerimenti e indicazioni. Sì, perché se c’è qualcosa da sapere su Adelfia non puoi che chiedere a lui. Ci fosse un Antono Torres in ogni città probabilmente si riuscirebbe sempre a raccontare l’essenza di una comunità, persino di una festa. Buona lettura, soprattutto se non siete di Adelfia.

LA LETTERA – La Festa in onore del Santo Patrono: un patrimonio culturale incommensurabile, da coccolare, tutelare, amare, difendere, sognare, migliorare, valorizzare e salvare.

Al mio paese, Adelfia (BA), si festeggia e si onora in particolare, con intramontabile passione, San Trifone Martire. Per 12 mesi pensi alle autorizzazioni, alla pulizia del paese, a piantare fiori, alla manutenzione delle strade, alla raccolta del denaro, alla ricerca degli sponsor per il libretto informativo, alla questua porta a porta, agli accordi con le bande musicali, con i maestri fuochisti, all’illuminatore, alle recinzioni attorno al campo fuochi, ai controlli degli artificieri, alla disposizione degli ambulanti, alla stampa dei manifesti, alla “riffa” …

Ed il Comitato della Festa litiga, impone, organizza. Mille preoccupazioni da farti perdere il sonno, ma poi arriva il giorno della festa, il 10 Novembre, ed il sorriso riappare ed ogni fatica scompare. E con gli occhi pieni di meraviglia e stupore, vedi per le strade una coloratissima, festosa, pacifica, incontrollabile, incalcolabile invasione umana.
Camper, già giunti nei giorni precedenti da ogni dove, autobus, 400, 500, dalla Sicilia, dalla Campania, dalla Toscana, dalle Marche, con le targhe più impensabili, che già alle 3 del mattino cercano un comodo parcheggio. Auto sistemate in ogni angolo, dritte, storte, pedoni che invadono le corsie, tir bloccati, tende canadesi.

La sentita devozione non ferma nessuno, senza limiti né confini. Un Meraviglioso caos! Fascino e Poesia. La Bomba delle 4, la Santa Messa subito dopo. La Chiesa straripante. I pellegrini di Bisceglie che come sempre, annunciano il loro arrivo, cantando.
Bancarelle di ogni forma, banchetti improvvisati, braci, megafoni, altoparlanti. I napoletani vendono il torrone, gli abruzzesi, i siciliani, e poi, senegalesi, cinesi, indiani, romeni, accattoni. Tanti, tantissimi, sorridenti. Multicolore e multisapore.

Le file ai bagni, e bottiglie di vino, gente che balla, gente che ride, gente che gioca, che va a caccia del ristorante conveniente. E gente che chiama a casa per rassicurare, che scatta foto in ogni luogo e comunica su facebook. C’è chi rivolge il telefono verso la banda per far sentire le note in diretta dalla cassa armonica, a chi è lontano. Bambini nel passeggino, mamme arruffate. Uomini alti, bassi, belli, brutti, con il cappello da texano; donne belle, brutte, con la borsa, con i capelli legati; mutilati, gente che ha subìto il borseggio e si dispera.

C’è chi si inoltra in campagna a cercare un po’ di uva buona ancora appesa nei lussureggianti Vigneti, chi chiede a che ora sono i fuochi, chi dove una banca, chi dove una farmacia, chi fa pipì tra gli alberi, chi lascia rifiuti dove capita, chi elogia i colori dell’illuminazione e chi li critica, chi scatta le foto ai mortai, chi chiede informazioni sul tipo di polveri da sparo. Un giorno di sana follia, di Festa! Stretti come formiche. I bandisti che presentano i loro programmi e passeggiano con gli strumenti in spalla e con la divisa indosso, i madonnari che disegnano sull’asfalto.

E senti per strada, che qualcuno è venuto dal nord perchè appassionato dei fuochi pirotecnici, di gruppi giunti dalla Spagna per godere dell’illuminazione, e di ragazzi olandesi attratti dalle bande musicali, di turisti da Malta. E senti che tanti concittadini sono rientrati dall’estero, richiamati dal Cuore. Voli transoceanici pur di stare in paese nel giorno della Festa. Dal Venezuela, dal Canada, da Los Angeles, da New York, dalla Svizzera, da Lussemburgo, dalla Germania.

E rimani silenzioso ad ascoltare le loro storie. Il richiamo del paese di Origine. Bellissimo!
Fast food, panini, kebab, sedano, formaggio, baccalà, olive, “‘o Père e ‘o Muss”. Quello che balla mentre fa le crepes, offerte ed offertissime, sconti e fregature, una infinità di prodotti disseminati dappertutto e gli ubriachi, i giocatori delle tre campane, le sirene delle ambulanze; la Guardia di Finanza a fare controlli;  i Carabinieri a pattugliare. I volontari a raccogliere i rifiuti presso l’isola ecologica. Residenti che borbottano.

E tanti caffè al Bar, Vigili Urbani che fischiano, e gente agli angoli delle strade in attesa della Processione; campane che suonano di continuo, e l’Unitalsi che accompagna in carrozzina tanti amici; gli Scouts che seguono ogni operazione e curano l’ordine pubblico, e gli anziani con le lacrime sul viso affacciati alle finestre e l’emittente televisiva nazionale in giro per le interviste ed i pellegrini che visitano la Chiesa e chiedono l’immagine del Santo, ed il Parroco che dispone per la Processione, ed il Sindaco che si sistema la fascia Tricolore, e l’amministrazione comunale tutta attorno, le trombe che intonano l’Aida, e la Pro Loco che distribuisce cartoline speciali, e la Bassa Musica che intona la “Canzone del Ciuccio”. Le tavole imbandite nelle case ed i pic-nic nelle campagne.

E gli amici che non vedi da tanto tempo ed il Comitato con la coccarda in petto.
E l’Agnello alla Brace che profuma l’intero paese, la gente con l’abito della festa, gli stendardi con l’immagine del Santo su ogni balcone. E i ragazzi che salgono sulle giostre, ed il classico giovanotto che sta in piedi sul tagadà, ed i suoi amici lo sfidano di testa in giù sul Ranger, ed il gioco del pugno, il tiro a segno, la musica ad alto volume. E la gente con il naso all’insù per seguire ogni bomba, con il suo calibro, il suo ritmo e la sua potenza, e la malinconia di vedere il terrazzo della casa dell’ex sindaco, sul quale si radunava la commissione valutatrice dei fuochi pirotecnici, desolatamente vuoto.
È la Festa Patronale! La Festa del Mio paese. Adelfia. Ci rivediamo l’anno prossimo.