Abusivi lasciati liberi di depredare gli spettatori, che se non pagano subiscono danni all’auto, mentre i diversamente abili e i loro accompagnatori vengono abbandonati all’ersterno ben oltre l’inizio dello spettacolo, pur avendo acquistato regolarmente il biglietto. All’ultimo concerto di Alessandra Amoroso, il 18 e 19 ottobre scorsi al Palaflorio di Japigia, è andata in scena l’ennesima tragicommedia alla barese.

Stando ai racconti che ci vengono fatti, nonostante alcuni agenti della Polizia Locale in borghese, i parcheggiatori abusivi, probabilmente legati al clan egemone del quartiere, hanno potuto imperversare a piacimento, imponendo il pagamento del caffè: almeno 2 euro, altro che una cosa a piacere. In mezzo alla bagarre generale, però, Rossella Lattanzi, donna diversamente abile in carrozzina e la sua accompagnatrice normodotata Rosanna Grandolfo, raccontano una storia al limite dell’assurdo.

“Siamo arrivate alle 20.30 – spiega Rosanna – abbiamo parcheggiato l’auto, pagato tre euro e con Rossella ci siamo dirette verso l’ingresso, credendo ci fosse una corsia preferenziale per noi”. La disabile, a scanso di equivoci, aveva acquistato il biglietto. “Giunte alla porta – continua il racconto – ci siamo accorte che altri disabili con i loro accompagnatori stavano facendo discussione con la polizia e gli addetti alla sicurezza. I vari ingressi erano chiusi con le catene”. Rossella e Rosanna provano a fare la via crucis e si dirigono all’ingresso successivo e poi all’altro ancora.

“Intanto il concerto inizia – dice amareggiata Rosanna -. Ad un’altra disabile hanno chiesto il certificato, costringendola ad acquistare un altro biglietto per l’accompagnatore. Una cosa che non mi era mai successa prima, eppure sono andata a diversi concerti con Rossella ed altri disabili. Sembrava avessero qualcosa di personale contro di noi, se considera che il giorno prima, al momento dell’apertura dei cancelli, all’interno della struttura erano entrati cani e porci. Una marea di gente invitata dai paganti a lasciare il palazzetto”.

Rosanna prova a cercare di parlare con gli agenti alle porte, ma non c’è niente da fare. Nessuno l’ascolta, perché nessuno vuole prendersi la resposabilità di farle entrare. “Dicevano di non avere le chiavi”. Dopo un lungo peregrinare, probabilmente solo per compassione, un addetto alla sicurezza invita le ragazze a dirigersi verso un accesso pedonale. La carrozzina entra a fatica, ma calpestando qualche piede le due amiche sono all’interno. Intanto si sono fatte le 21.40 e i nervi sono a fior di pelle.

“È stato umiliante – tuona Rossella – altri disabili come me sono andati via, qualcun altro è riuscito ad entrare poco prima o poco dopo di noi. Non è tollerabile. C’è bisogno d’ora in poi di istituire corsie ad hoc per i disabili paganti. A coordinare l’ingresso, poi, dovrebbe essere messo chi conosce come funziona. Alla luce di quanto passato sto pensando di rivolgermi ad un legale per avere la restituzione dei soldi spesi per il biglietto. Ne ho diritto, perché per vedere la mia cantante preferita ho pagato come chiunque altro”.