Per una bambina di nove anni alla quale i genitori provano a insegnare cosa sia lo spirito di sacrificio, meritarsi un premio, mantenere un impegno, altri ragazzi poco più grandi giocano a massacrarsi lanciandosi grosse pietre.

Siamo a Carbonara, proprio di fronte all’ospedale Di Venere. Dall’altra parte della lama c’è il quartiere Santa Rita. Tre ragazzi sistemanti in alto; gli altri tre sotto il promontorio. “Ti ammazzo trimone”, “Ti ho preso si vede il sangue”, “Prega che non ti colpisca in testa, perché te la apro in due come un melone”. Tutto è rigorosamente tradotto dal dialetto all’italiano.

Il campionario delle minacce è vario, ma quei ragazzi stanno solo giocando. Si divertono così quando non sanno che fare e la noia offusca il cervello. “Potreste farvi male”, urla dal finestrino un automobilista. “Fatti i caxxi tuoi”, tuonano i ragazzini dall’altra parte della recinzione violata. E un altro pomeriggio passa così, a cercare di sfraganarsi a distanza. Anche voi papà da piccoli avete giocato a lanciare pietre contro bottiglie, barattoli, frutti vari e altri oggetti, magari anche a fare la guerra. Ci sono molti modi per divertirsi, questo è uno di quelli preferiti da chi non ha molte alternative. Fortuna loro sono a due passi dall’opedale nel caso dovessero rompersi davvero il melone.