“Per colpa della cattiveria – ci troviamo di fronte al panificio Amoruso”. È il poco ortodosso avviso di trasferimento dell’attività, comparso sulla cancellata della chiesa di santa Maria del Monte Carmelo, al quartiere Libertà, in via Brigata Regina, angolo con via Napoli. L’angolo, per intenderci, dove si andava a posizionare l’Ape Car-bancarella della frutta, fatta sloggiare dalla Polizia Municipale qualche settimana fa.

Apprendiamo, con sgomento, che a far sloggiare l’abusivo non sono stati i vigili che applicavano la legge o la violazione dei più elementari regole sanitarie, non è stata nemmeno la mancanza di una licenza di vendita. A far sloggiare la bancarella è stata la cattiveria. La cattiveria di chi ha segnalato la vendita di prodotti alimentari tra la polvere e lo smog, la cattiveria di noi giornalisti che abbiamo diffuso la notizia, quella dei vigili che hanno fatto sgomberare un povero diavolo che sbarcava il lunario vendendo un po’ di frutta. Insomma, la cattiveria di tutti, fuorché di chi, per legge o per buon senso, là proprio non ci doveva stare.

È sempre la solita storia, la colpa è sempre degli altri. E ci nascondiamo dietro un dito, e dietro i problemi più gravi a cui pensare ci convinciamo di poter nascondere le nostre piccole illegalità della vita quotidiana. Il nostro fruttivendolo, poi, è tanto convinto di essere nel giusto che dopo lo sgombero da parte dei vigili, si è semplicemente spostato, e di appena 50 metri.

Funziona così che se da un lato un venditore ambulante senza licenza è un povero padre di famiglia che cerca di portare il pane a casa, dall’altro è un fuori legge che affama altri 10 venditori regolari e avvelena anche più clienti. Ma la colpa non è sua, è della società cattiva, della gente malvagia. La colpa è degli altri.

Ma poi, alla fine, degli altri chi?