Nel none del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il segno della Croce quando si scrive non travolti da un insolito sussulto di devozione in un mare di ovvietà, è necessario. L’amuleto migliore per disinnescare le bestemmie di chi mette il vestito buono per lo struscio e va a caccia degli eretici, che poi sono quelli che non sono di Adelfia e “non capiscono mai niente”. A San Trifone, però, i pellegrini dell’agnello arrivano anche dal Molise, dalla Campania, dalla Basilicata, persino dalla Sicilia, senza contare il seguito tra gli emigranti in giro per il mondo.

San Trifone: tre giorni di anarchia celebrata sotto gli occhi di tutti, dal Primo all’ultimo cittadino. I prezzi alle stelle, le risse, la processione, i lupini, i malori, le decine e decine di abusivi, gli accessi al paese bloccati, la banda, i fuochi d’artificio alle tre di pomeriggio, i fedeli che sparlano sull’oblazione del dirimpettaio esposta in piazza; le strade occupate abusivamente per allestire i banchetti anche dove non si festeggia, o trasformate in latrine a cielo aperto – persino quella della chiesa che custodisce la statua del santo è un immondezaio. In via Capotorti l’odore di piscio è nauseante. Sì, vabbè, la tradizione popolare, tutti devono campare, meglio quello che le rapine, arrivano decine di migliaia di pellegrini, si muove l’economia. I luoghi comuni potrebbero continuare all’infinito. Amen. E per non farsi mancare niente anche le polemiche tra il parroco e quella parte di fedeli che giudicano eccessivo tutto, persino i riti religiosi. Da un’eccesso all’altro. Vada per i costosissimi fuochi d’artificio a qualunque ora del giorno e parte della notte, ma tutto il resto con San Trifone che c’entra?

Brioche, caffè, acqua e utilizzo del bagno: 7,50 euro. Il solo uso del bagno 50 centesimi. Un chilo di salsiccia 13,50 euro invece di 9 euro come sempre. Non in tutti i bar e in tutte le macellerie, per carità, ma il miracolo della lievitazione dei pani e dei prezzi si è ripetuto anche quest’anno. San Trifone, che ha scongiurato l’invasione delle cavallette, non può nulla contro quella degli abusivi. Del resto, si sa, sindaco, assessore e vigili urbani non possono ostacolare abitudini consolidate nei secoli dei secoli. Una litania.

Uva, scarpe, pannocchie, giubbini, tute, crépe, sciarpe, collane, macchine per cucire portatili, ventagli, sculture, souvenir, la patata loca a 2 euro, bibite da 50 centesimi a 1 euro, vendute con i frigoriferi portatili o in bar abusivi ricavati in locali a piano strada. In rete montano le perplessità, a cominciare da quella sui soldi della riffa – pare 15mila euro – con cui ci si è aggiudicati la possibilità di portare la statua del Santo in processione per le vie del paese.

La nebbia del fumo acre lasciata degli “spari” e quella più saporita dell’agnello arrosto porta via tutto, ma non per esempio l’ira degli ambulanti che pagano 60 euro di occupazione al giorno per vendere la propria mercanzia. «Provate a chiedere a uno di questi abusivi – spiega un commerciante a ridosso della cosiddetta “gabbia dei leoni” – se è mai venuto ad Andria a vendere sta robaccia. Lì non lo fanno nemmeno entrare, perché sequestrano tutto e fanno le multe. Io vengo solo il lunedì di San Trifone, non vale la pena restare tre giorni». Vorremmo che sulla questione si aprisse un dibattito: cosa si può fare e cosa no nel nome del santo patrono, ad Adelfia così come dappertutto? La rivalità tra Canneto e Montrone non è una risposta…