Il Codice linguistico verbale e non verbale ci insegna come un gesto, un oggetto, uno sguardo siano segni che posseggono contenuti e significati intrinsechi. A Bari la sedia vuota è un segno, più pericoloso della paletta e del fischietto del vigile urbano. La sedia vuota ha l’intrinseco significato di: “passo carrabile”, “mia figlia parcheggia qui”, “questo è il mio posto guai a chi sposta la sedia”, “è domenica mio figlio viene a mangiare la brasciola”. Chiunque si permetta di togliere la sedia, in questo caso neppure scassata, può essere bersaglio di insulti e imprecazioni, nella migliore tradizione della bestemmia barese.
A Bari spostare la sedia è quasi una mancanza di rispetto. È buona norma lasciarla esattamente al suo posto, ma vale allo stesso modo per lo stendino, la cassetta della frutta,  il fornello da campeggio per la frittura delle melanzane o della paranza e persino della paletta per la raccolta dei rifiuti (la fotografina in fondo all’articolo). Il barese verace sa che usi e costumi non vanno cambiati, devono essere tramandati. Sarà per questo che neppure i vigili in molti casi non si permettono di cambiare le tradizioni folkloristiche made in Bari. Questa volta la sedia è sistemata in vico Corsìoli, a presidio del borgo antico, accanto ai campetti sotto la Muraglia. La sedia riposa impunita in attesa di essere rimossa dal padrone che, soddisfatto, troverà il suo posto proprio lì dove l’aveva lasciato.