Don Vincenzo nega la notizia e la bolla come priva di fondamento. Dichiara che, in accordo col suo avvocato, daranno una smentita ufficiale di questo accaduto. Secondo le chiacchiere, i due quasi sposi sarebbero il figlio di un benzinaio e un’estetista (nulla si sa del testimone di lei). Addirittura si racconta che dopo aver rivelato la tresca tra la sposa e il sua amante, lo sposo, rivolto all’assemblea, avrebbe invitato tutti al banchetto nuziale, per festeggiare il ritorno al celibato, le male lingue insinuano che l’abbia fatto per non perdere la caparra della sala.

Eppure questo non solo non risulta al rettore della Basilica, ma anche ai registri parrocchiali, che dimostrano che nella chiesa Cattedrale il 3 settembre, presunto giorno del quasi matrimonio, non è stata celebrata nessuna cerimonia nuziale (nemmeno mezza). Forse in qualche altra chiesa di Monopoli allora? Forse. Ma a don Vincenzo non risulta. La notizia ha avuto una risonanza nazionale. Le principali testate italiane ne hanno parlato, e qualcuna ne parla ancora, con tanto di commenti di opinionisti e starlette vari sui motivi e il comportamento dello sposo tradito.

Vero è che diverse versioni di questa stessa storia costellano le pagine dei siti che raccolgono leggende metropolitane. L’episodio del quasi matrimonio e della sposa sconfessata sull’altare non è nuovo, solo leggermente ritoccato. In una versione, piuttosto fantasiosa, lo sposo mostra in chiesa le immagini di una registrazione della sposa col testimone in atteggiamenti inequivocabili. In un’altra, le immagini sono foto nella sua mano. In un’altra ancora, dopo che lo sposo ha smascherato la tresca, perdona la sposina e la cerimonia si conclude in bellezza, con tanto di lancio di riso.

Pasquale Amoruso