Con l’arrivo dell’estate si porrà irrimediabilmente il problema della Pitiriasis Versicolor, meglio conosciuta nel linguaggio corrente come “funghi di mare”. Si tratta di una patologia inestetica ma non grave, scarsamente contagiosa, piuttosto frequente in entrambi i sessi soprattutto nell’età media-giovanile mentre è piuttosto rara nei bambini e negli anziani. La sua frequenza statistica non è determinabile poiché spesso autodiagnostica e quindi automedicata, o diagnosticata dal farmacista, dal medico di base, ecc., giungendo all’osservazione dello specialista solo nei casi particolarmente resistenti al trattamento.

La Pitiriasis versicolor, così chiamata per i cambiamenti di colore che determina a carico della cute, è dovuta all’azione della Malassetia furfur (un tempo nota come Pytirosporum ovale), un lievito saprofita, cioè non patogeno, presente nella grande maggioranza della popolazione che in presenza di caduta delle difese immunitarie, ambienti caldo-umidi, eccessiva produzione di sebo, ecc., si virulenta e dà origine alla malattia.

La Pitiriasi versicolor (da non confondere con altre pitiriasi quali la Pitiriasi Rosea di Gibert, la Pitiriasis rubra pilaris, la Pitiriasi lichenoide, ecc. che hanno tutt’altra origine) si presenta sotto forma di chiazze rotondeggianti di colore classicamente caffè-latte, finemente desquamanti in superficie, poco o nulla pruriginose, di piccole dimensioni, localizzate prevalentemente al collo, al tronco, alla radice degli arti superiori; possibile la localizzazione al cuoio capelluto, all’addome, ai glutei. Decisamente rara la localizzazione agli arti inferiori e/o al volto. Il caldo e la sudorazione possono provocare l’insorgenza di prurito. Con il progredire della micosi le lesioni, inizialmente piccole ed isolate fra loro, possono confluire in chiazze anche molto ampie, assumendo aspetto a carta geografica. Con il sopraggiungere dell’estate e con l’insorgere dell’abbronzatura, la cute in sede di lesione assume un colorito biancastro (Pitiriasis versicolor acromizzante) dovuto al fatto che la cute malata non si abbronza e che l’acido azelaico prodotto dalla Malassetia ha effetto inibitore sulla sintesi della melanina. Di qui la dizione “funghi di mare” anche se il mare non c’entra nulla e non è l’elemento causale ma solo quello rivelatore.

Per la diagnosi è generalmente facile ed è sufficiente l’esame ad occhio nudo. Volendo, si può utilizzare nell’esame clinico la luce di Wood (o Luce Nera: sorgente che emette radiazioni elettromagnetiche prevalentemente nel campo degli ultravioletti ed in maniera trascurabile nel campo della luce visibile); questa permetterà di osservare sia un numero di lesioni nettamente superiore a quelle visibili ad occhio nudo (la micosi inizia in profondità e la luce di Wood ne rivela la presenza), sia una fluorescenza giallastra o giallo-verdastra in sede di lesione attiva. Volendo maggiori certezze, la Malassetia può anche essere osservata al microscopio ottico in detriti cellulari provenienti da grattamento mediante una curette delle lesioni o coltivata su appositi terreni di coltura.

Per confermare l’avvenuta guarigione è sufficiente rilevare la scomparsa sia della desquamazione superficiale sia della fluorescenza alla luce di Wood. Trattandosi di una mancanza di pigmentazione e non di un colore aggiunto, le chiazze bianche restano tali anche dopo la guarigione (la loro permanenza non è quindi indice di insuccesso terapeutico!) e necessitano di nuove esposizioni alle radiazioni pigmentanti naturali o artificiali. Soprattutto nei casi di lunga persistenza della micosi, le chiazze possono rimanere perennemente bianche non rispondendo alle stimolazioni ultraviolette.

La Pitiriasis Versicolor non lascia immunità per cui può recidivare anche più e più volte, spesso con andamento stagionale; in alcuni soggetti le recidive possono essere così ravvicinate da doverla considerare perenne.

La diagnosi, abbiamo detto, è generalmente facile ma in alcuni casi (piuttosto rari, per la verità) può essere posta in diagnosi differenziale con la Vitiligine, con la Pitiriasi alba faciei se localizzata al vlso nei bambini, con la Leucodermia a coriandolo se in piccole chiazze localizzate alle gambe, con l’Ashy Dermatosis se acromizzante e molto estesa (piccole isole di cuta sana tra le ampie chiazze bianche viene scambiata per cute malata), ecc.

La terapia della Pytiriasis Versicolor è il più spesso unicamente locale mediante l’applicazione degli antimicotici in mousse, crema, latte, lozione, spray, ecc., ma anche i prodotti a base di zolfo (acque, fanghi, ecc.), zinco piritione, lattoferrina, ecc. possono essere utilizzati con successo. La medicazione deve essere applicata su tutta la superficie dal collo agli inguini, alle pliche sottoglutee, ai polsi per 2 volte al giorno per almeno un mese; prima di almeno una delle medicazioni è utile praticare una doccia con un sapone specifico per le micosi ed utilizzando una spugna leggermente abrasiva, per facilitare la penetrazione della medicazione. La possibile localizzazione al cuoio capelluto impone che si associ alla medicazione cutanea uno shampoo ad attività antimicotica. Per le pitiriasi di lunga durata e/o resistente ai trattamenti, possono essere trattate per via orale, tenendo tuttavia presente che non tutti gli antimicotici efficaci per applicazione locale lo sono anche per via orale.

Normalmente nell’opinione pubblica si sostiene che la Pitiriasi versicolor è inguaribile. Se ciò è vero per casi sporadici, nella maggior parte delle volte gli insuccessi sono dovuti alla scarsa adesione del paziente alla meticolosa applicazione della terapia sia per i modi sia per i tempi.

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Specialista in Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse ed in Allergologia e Immunologia Clinica Primario Dermatologo dell’Osp. Casa Sollievo della Sofferenza- Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di San Giovanni Rotondo (FG) dal 1/10/1980 al 31/05/2006. Docente a Contratto presso le scuole di Specializzazione in Dermatologia delle Università: Cattolica del Sacro Cuore di Roma, G.D’Annunzio di Chieti , A.Moro di Bari dal 1984 al 2006 Presidente Emerito dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani (ADOI) Autore di oltre 300 tra pubblicazioni ed abstract di relazioni tenute in numerosi congressi nazionali ed internazionali della specialità, coautore di 6 ed editor di 4 volumi di dermatologia. Socio di numerose società scientifiche italiane ed internazionali tra cui American Academy of Dermatology, European Academy of Dermatology, SIDEMaST, ADOI, ecc.