I geloni (o eritema pernio, o perniosi), patologia infiammatoria tipicamente invernale soprattutto ai primi freddi, colpiscono tendenzialmente bambini ed adolescenti in giovane età, con una certa prevalenza per il sesso femminile. Sede preferenziale di questa patologia sono le falangi ungueali delle dita delle mani e dei piedi, la punta del naso e le orecchie (in particolare i lobi), meno frequente la localizzazione alla faccia piantare delle dita dei piedi, ai talloni, alle ginocchia. Nella letteratura scientifica sono riportati anche alcuni rari casi di localizzazione alle cosce (in un caso anche ai glutei) dopo aver cavalcato in inverno (equestrian perniosis), aver guadato un fiume di montagna (cosce), aver sciato (mani), aver praticato terapia del freddo dopo un intervento chirurgico (ginocchio destro), ecc.

Le lesioni, singole o multiple per interessamento di più dita e/o più sedi, si manifestano in maniera piuttosto repentina con la comparsa di una sensazione di prurito e/o bruciore associati all’arrossamento ed al gonfiore (edema) della zona interessata. Questa, nel giro di alcune ore, diviene tumefatta e ricoperta da cute tesa, liscia, traslucida, violacea, piuttosto intensamente dolente. Complicanze possibili sono la comparsa di bolle, di fessurazioni della pelle (ragadi), di ulcerazioni, di sovrainfezioni (solo in questo caso è giustificato l’utilizzo di antibiotici). La guarigione spontanea si ha in 2-3 settimane ma facilmente recidivano sino al sopraggiungere dell’estate, per ripresentarsi (generalmente) ad ogni inverno successivo per diversi anni sino al conseguimento della spontanea guarigione definitiva. Negli anziani con insufficienza venosa possono diventare cronici.

Causa determinante dei geloni è una lunga esposizione al freddo (temperature al di sopra di quelle del congelamento, ovviamente) ed all’umidità in soggetti particolarmente sensibili, seguita da una repentina esposizione al caldo: il freddo provoca un vasospasmo dei capillari, mentre il caldo ne provoca una violenta dilatazione con conseguente infiammazione dei tessuti.

Frequenti nelle zone temperate, i geloni sono più rari nelle regioni naturalmente molto fredde per un’aria più secca, un migliore riscaldamento dei luoghi di aggregazione e per l’uso di un abbigliamento più adeguato.

Fattori favorenti sono una predisposizione genetica, l’uso di abbigliamento aderente e/o non sufficientemente protettivo, l’umidità, alcune attività lavorative (specie se praticate senza adeguata protezione), l’acrocianosi, uno scarso peso corporeo, l’iponutrizione, il morbo di Reynaud, le vasculopatie periferiche (da diabete, iperlipidemia, ecc), i farmaci betabloccanti, ecc. Le indagini ematochimiche e/o strumentali sono utili alla diagnosi differenziale con alcune forme di lupus, malattia di Buerger (nei giovani fumatori), sarcoidosi, Reynaud, collagenopatie, vasculopatie, ecc.

Dal punto di vista terapeutico prima di tutto è fondamentale fare una ottima prevenzione, senza la quale qualsiasi intervento è destinato al fallimento. L’American Academy of Dermatolgy, data la frequenza del problema, ha sintetizzato in 7 punti le regole per una buona prevenzione che possiamo così sintetizzare:

1.vestirsi a strati per mantenere al meglio idratazione e temperatura;
2.in caso di temperatura molto rigida indossare due paia di calzini e stivali dall’elevato potere isolante, che non siano troppo stretti (favorirebbero l’insorgenza dei geloni);
3.proteggere sempre testa e orecchie con un cappello di lana e, eventualmente, porre una sciarpa di fronte al naso;
4.proteggere le mani con guanti;
5.sulla neve, assicurarsi che questa non penetri nelle scarpe o attraverso i vestiti (gli indumenti bagnati facilitano l’insorgenza dei geloni);
6.bere almeno un bicchiere d’acqua prima di uscire all’aperto ed evitare gli alcoolici;
7.riconoscere sul nascere i primi sintomi (arrossamento, prurito, bruciore, seguiti da formicolio) e, nel caso, scaldare gradualmente la zona con un panno caldo. Se la pelle inizia a virare al grigio ed i sintomi soggettivi non tendono a sparire, recarsi al pronto soccorso.

Circa gli interventi farmacologici, prevalgono quelli sintomatici quali creme emollienti ed antipruriginose; a scopo antinfiammatorio possono essere utilizzati per brevi periodi cortisonici per via locale; per lenire il dolore utile l’assunzione di antinfiammatori; alcuni autori suggeriscono un trattamento preventivo all’inizio dell’inverno con UVB; buoni risultati sono stati ottenuti con i calcio antagonisti; discussa l’utilità del calcio, della vItamina A e/o D; qualche risultato non controllato scientificamente sembra ottenibile con preparati a base di capsaicina (principio attivo del peperoncino-diavolicchio). I casi di equestrian perniosis si sono risolti in 1-3 settimane riducendo l’esposizione al freddo ed indossando abbigliamento comodo e caldo.

Abbandonandosi alla medicina popolare troviamo riportati trattamenti antichi, ma mai scientificamente controllati, quali frizioni con succo di limone o con fette di patata, immersione 2-3 volte al dì in decotto di sedano, orinarsi sulle mani facendo poi seccare spontaneamente l’urina, ecc. Provare per credere!

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Specialista in Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse ed in Allergologia e Immunologia Clinica Primario Dermatologo dell’Osp. Casa Sollievo della Sofferenza- Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di San Giovanni Rotondo (FG) dal 1/10/1980 al 31/05/2006. Docente a Contratto presso le scuole di Specializzazione in Dermatologia delle Università: Cattolica del Sacro Cuore di Roma, G.D’Annunzio di Chieti , A.Moro di Bari dal 1984 al 2006 Presidente Emerito dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani (ADOI) Autore di oltre 300 tra pubblicazioni ed abstract di relazioni tenute in numerosi congressi nazionali ed internazionali della specialità, coautore di 6 ed editor di 4 volumi di dermatologia. Socio di numerose società scientifiche italiane ed internazionali tra cui American Academy of Dermatology, European Academy of Dermatology, SIDEMaST, ADOI, ecc.