La bella stagione è quasi al termine. Le prime piogge e perturbazioni autunnali cominciano a farci sentire nostalgia dei bagni e della spiaggia e c’è già chi, avido di tintarella, pensa già a lampade abbronzanti e lettini solari. La mania della tintarella anche d’inverno prende sempre più piede e non solo tra le giovani generazioni.

Ciò ha portato alla diffusione capillare di centri benessere dotati di solarium. Ma questa moda è strenuamente avversata dai dermatologi che, proprio perché utilizzatori da tempo immemorabile delle Radiazioni Ultraviolette (RUV) naturali o artificiali a scopo terapeutico, ne conoscono molto bene i rischi derivanti da un loro uso incongruo. Tra questi va segnalato il mantenimento dell’abbronzatura estiva con l’uso delle RUV artificiali. Poiché ogni abbronzatura comporta un certo danno per la nostra cute, questa ha bisogno di riposare durante i mesi invernali per riparare il danno subito (che non viene mai del tutto riparato). Il mantenimento artificiale dell’abbronzatura amplifica, dunque, il rischio di danni a distanza nel tempo.

Uno dei motivi di avversione è l’osservazione che gli studi statistici, ovunque condotti, mettono in evidenza come troppo spesso nei centri benessere il soggetto che desidera abbronzarsi non viene preventivamente visitato da un medico che possa riscontrare motivi di esclusione, quali: storie pregresse di tumori della pelle; presenza o storia di patologie indotte o aggravate dalla esposizione alle RUV quali il lupus eritematoso sistemico, la dermatomiosite, l’Hailey-Hailey, ecc.; indagine sulla assunzione di alimenti e/o farmaci che possano indurre reazioni fotoallergiche o fototossiche, quali finocchio, fico, sedano, tetracicline, ipoglicemizzanti orali, ecc. Né, d’altronde, il personale in servizio in questi centri è (troppo spesso) adeguatamente edotto circa i possibili rischi insiti nella pratica. Da parte sua, l’utenza troppo spesso sottovaluta i rischi ed è poco propensa ad adottare le misure cautelari eventualmente prescritte quale, ad esempio, l’uso degli occhialini protettivi (una delle precauzioni tra le più eluse) che, lasciando la zona oculare bianca, crea l’antiestetico “effetto panda”, dimenticando che le RUV sono uno degli elementi che contribuiscono alla formazione della cataratta.

Un altro problema che preoccupa il dermatologo è la frequente standardizzazione dei dosaggi e dei tempi di esposizione (spesso addirittura affidati all’autogestione dell’utente), indipendentemente dal tipo di cute (colore, spessore dello strato corneo, idratazione, ecc.), la distanza tra la superficie erogante e la superficie ricevente (la distanza incide sulla quantità di energia che raggiunge la cute) aumentando così il rischio degli effetti collaterali e delle ustioni in primis, la qualità delle lampade (certezza sulla lunghezza d’onda erogata) ed il loro stato di usura (la potenza di emissione decade con le ore di uso). Ancora, uno degli elementi che concorrono al corretto uso delle RUV sono le condizioni di temperatura e di umidità degli ambienti giacché capaci di influire sulla quantità di energia ricevuta dalla cute. Bisogna quindi che gli ambienti siano climatizzati. Da non trascurare, poi, è l’igiene ambientale con ricambio dei lenzuolini per ogni paziente ad evitare la trasmissione di patologie (quali le verruche, ad esempio) tra utenti della stessa apparecchiatura.

Tra i possibili effetti collaterali a distanza nel tempo bisogna ricordare che le RUV hanno certamente capacità oncogene (melanoma, carcinoma basocellulare, carcinoma spinocellulare, cheratosi attinica, ecc.), sono immunodepressori e possono quindi slatentizzare o aggravare numerose patologie immunomediate, inducono invecchiamento precoce della cute che diviene precocemente secca, rugosa, ipoelastica, ecc.Tutto quanto abbiamo detto viene aggravato dall’uso di apparecchiature destinate all’uso domestico, dove spesso non sono rigorosamente indicate le caratteristiche tecniche e la potenza di emissione.

In conclusione, la pratica della abbronzatura artificiale non comporta particolari benefici (eccetto un certo benessere puramente psicologico) ed espone agli stessi rischi dell’abbronzatura ottenuta con le RUV solari cui si sommano quelli insiti nell’uso delle apparecchiature e nella gestione dei locali. Se proprio la si vuole praticare bisogna accertarsi, attraverso una visita medica che si è in grado di praticarla, ed utilizzare tutte le stesse precauzioni che vanno prese per l’esposizione alle RUV solari.

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Specialista in Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse ed in Allergologia e Immunologia Clinica Primario Dermatologo dell’Osp. Casa Sollievo della Sofferenza- Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di San Giovanni Rotondo (FG) dal 1/10/1980 al 31/05/2006. Docente a Contratto presso le scuole di Specializzazione in Dermatologia delle Università: Cattolica del Sacro Cuore di Roma, G.D’Annunzio di Chieti , A.Moro di Bari dal 1984 al 2006 Presidente Emerito dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani (ADOI) Autore di oltre 300 tra pubblicazioni ed abstract di relazioni tenute in numerosi congressi nazionali ed internazionali della specialità, coautore di 6 ed editor di 4 volumi di dermatologia. Socio di numerose società scientifiche italiane ed internazionali tra cui American Academy of Dermatology, European Academy of Dermatology, SIDEMaST, ADOI, ecc.