I coltelli si mettono alla destra del piatto, le forchette a sinistra. E lo smartphone? Con il cucchiaio a fianco dei coltelli o dal lato opposto? Nelle nostre conversazioni “a tu per tu” c’è quasi sempre un terzo incomodo. Così anche il galateo ha dovuto fare i conti con l’ospite ingombrante. La regola d’oro è rivolgere lo schermo verso il basso e non toccarlo. Se questo succedesse, si verrebbe immediatamente rapiti. Addio a conversazioni, attenzioni e relazioni reali, la rete è una trappola che concede poche vie di fuga alle Instagram addicted.

Abbiamo ricevuto la denuncia del cittadino qualunque. L’app, così di tendenza tra “very important e normal people”, ha rapito sua moglie. Una cena in famiglia, tra intimi, si è trasformata in un momento pubblico, sotto lo sguardo attento di perfetti sconosciuti o quasi che commentano e lusingano. Per distogliere l’attenzione da chi è seduto al proprio fianco, marito, figlia o amici che siano, basta davvero poco. Una storia postata su Instagram ha dunque ispirato il racconto tragicomico dell’affranto marito. Solo 24 ore dopo sua moglie è stata rilasciata, sempre che non abbia pubblicato una nuova storia.

Aiuto! Mia moglie Giovanna è stata rapita dalle storie di Instagram. Vi racconto come è accaduto. Eravamo a cena, finalmente un momento di relax tutto nostro dopo una settimana intensa. Sei posti a tavola e una sedia per mia figlia di 4 anni, dopo mesi e mesi di seggiolone. Un posticino carino sul mare. Eravamo seduti a tavola con le amiche storiche di Giovanna ancora senza figli e i loro mariti. Tra una conversazione interessante e qualche risata, la più bella senza dubbio quella di mia figlia, è avvenuto il rapimento. Mia moglie ha tirato fuori il cellulare e ha pubblicato la prima storia della serata.

Era passata appena mezz’ora e avevamo ancora tante cose da dire e da condividere. Io avrei gradito un po’ di coccole, ma non ne abbiamo avuto l’occasione. La storia pubblicata su Instagram è davvero bella, merito del soggetto fotografato, del posto carino e dei tanti sfigati soli o insoddisfatti che trascorrono il tempo vedendo ciò che fanno gli altri.

Un solo click e mia moglie non è più mia. Ogni cinque minuti pesca con mossa fulminea il cellulare dalla borsa per controllare quanti follower hanno visionato la sua storia e se qualcuno ha inoltrato un messaggio di commento. Così è arrivato il momento del dolce, nostra figlia ormai era stanca. Siamo tornati a casa. Ho cercato di parlarle un po’ in macchina, ma Instagram, perfetto rapitore, non ha mollato la presa. Alle 23 mia moglie ha aggiunto l’ultimo contenuto alla storia e buonanotte.

La mattina dopo la sequenza è stata veloce: bacio, colazione di otto minuti, momento di beauty in bagno. Giovanna dedica alla storia del ristorante ancora 10 minuti, non può rischiare che svaniscano le 24 ore. Sì, perché Instagram effettua dei rapimenti lampo, solo 24 ore prima che i prigionieri vengono rilasciati, prima che avvenga un nuovo rapimento. Ma io non mi arrendo, voglio mia moglie tutta per me e per la nostra Valentina.

Sogno una cena tutta per noi. Vorrei che raccontasse le favole a mia figlia. I suoi “amici” di Instagram prendano il numerino e si mettano in fila. Dopo di noi, nei tempi morti, ma a cena no. Vi prego, ditemi che riscatto devo pagare. Instragram non vincerai.