Rispondo ad alcune e-mail dei lettori del “Il Quotidiano Italiano”. Ringrazio innanzitutto dell’attenzione. Avere la sensazione che ci siano cittadini che sentano il bisogno di sottrarsi al conformismo dell’informazione è confortevole.

La palude dei giornali, delle televisioni e dell’informazione è asfissiante ed è incoraggiata dalla nostra classe politica che è la maggiore generatrice di Fake News e pretende di dettare le regole per limitarle.

Oltre alle notizie fasulle ci sono le notizie ignorate, quelle che non vengono pubblicate, quelle delle quali nessuno ne parla.

Una di queste è contenuta nella mia affermazione: “Il debito Pubblico dell’Italia non sarà mai estinto”.(così rispondiamo alle E- Mail di Antonio R. Bari, Gabriele G. Molfetta, Carlo R.  e R. Sasso Bari, S. Vito Torino, Arturo S. Roma) .

Dovrebbe essere questa affermazione alla base di qualsiasi progetto di politica economica e monetaria ma questa affermazione viene relegata a fisime complottistiche.

Diciamolo meglio. Non esiste un piano, uno studio, una simulazione che permetta una previsione di estinzione del debito pubblico italiano.

Le previsioni si esauriscono di anno in anno con un lessico divertente ed indeterminato. Di anno in anno abbiamo suggestioni nuove.

Si vede la luce in fondo al tunnel; siamo in ripresa, ma delicata. Attenti a muoverci. Oppure, abbiamo recuperato rispetto all’anno scorso, siamo in controtendenza.

Tutte frasi rassicuranti ma di nessuna valenza previsionale.

Lo scopo del debito pubblico è questo: deve rimanere come una posta passiva per condizionare le scelte di politica economica e monetaria dell’Italia e dell’Europa.

Ci deve essere per fare pressione politica. Dobbiamo sentirci in colpa e ripeterci che siamo vissuti al sopra dei nostri mezzi. Ma chi è vissuto al di sopra dei propri mezzi?

Certo, sappiamo che c’è stato un 1 per cento della popolazione che si è arricchito e continua ad arricchirsi.

Ma noi che siamo dell’altro 99 per cento dovremmo rinunciare ulteriormente alla scuola pubblica, alle pensioni, alla sanità, all’acqua pubblica, ai trasporti per permettere ad una categoria di privilegiati che acquisisca queste risorse, continuando ad arricchirsi.

Quando l’ubriacatura delle speculazioni finanziarie finirà dobbiamo garantire a questo uno per cento di continuare ad arricchirsi con la sanità, la scuola, l’acqua, il sistema assicurativo, i trasporti.

Concludo con una notizia non riportata nei nostri giornali.

In Svizzera è stato indetto un referendum dai cittadini che tende a riportate il sistema bancario monetario alla stessa gestione di prima della liberalizzazione. Rivogliono una banca centrale che dipenda dal ministero del tesoro e la separazione delle banche di credito ordinario dalle banche di investimento. Forse cominciano anche loro da avvertire la crisi di questo sistema fatto di carta moneta rappresentativa di altra carta moneta.

Dovrebbe essere una notizia appetibile per l’informazione economica. Una notizia che dovrebbe creare dubbi sull’avvenire del nostro sistema finanziario e monetario.

Come replicare a questa notizia?

Non parlandone. Non dobbiamo distrarci dal nostro peccato originale del debito pubblico. Dobbiamo espiare la nostra colpa ma senza chiederci da dove scaturisce il debito pubblico e nei confronti di chi siamo indebitati?