Come non pagare le tasse ed essere felice. Viaggio in 3 tappe tra suggestioni e pianificazione fiscale. Prima tappa: Perché si evade? La risposta è la più banale che esista, si evade perché conviene. Perché è un problema? Perché è un atto di scorrettezza nei confronti di chi le tasse le paga e di chi vive con te.

In Italia chi contribuisce di più alla finanza pubblica sono i dipendenti, gli impiegati, gli operai insomma coloro che sono tassati da una ritenuta alla fonte. Non è questa,una constatazione che faccia pensare ad un principio di equità fiscale. Per sovrappiù dobbiamo dare anche altri dati. Dalle rilevazioni riportate sembra che quest’anno ci sia un incremento di evasione fiscale. Incremento di evasione che non può essere attribuito ai titolari di reddito da dipendente.

Nella quotidianità di chi si occupa di queste cose significa che ci sarà una recrudescenza degli accertamenti fiscali per compensare il dato rilevato. Un altro dato significativo è quello della ex Equitalia, che continuo a chiamare Equitalia, perché sono stufo di queste operazioni di maquillage lessicale. Spero sempre che arrivi il giorno nel quale il legislatore ci tratterà da cittadini consapevoli che non hanno bisogno di interventi lessicali ma di riforme sostanziali.

Si è colpevolizzata Equitalia che ha avuto il torto di applicare con efficacia le leggi dello stato. Comprendo che la cifra di circa mille miliardi e rotti di credito nei confronti dei contribuenti italiani sia una cifra straordinaria che dovrebbe portare qualche dubbio ai nostri legislatori sull’efficacia della procedura di riscossione ma ritenere un organismo creato dalla Stato italiano come unico capro espiatorio mi fa pensare ad un ennesima manovra distorsiva della realtà.

Altra manovra distorsiva sono i referendum nel Veneto ed in Lombardia. Chi li ha promossi sa benissimo che non sono ammessi referendum in materia fiscale. Le prerogative e le competenze tra regione e stato centrale sono materia corrente e sono risolte nella ordinaria gestione normativa. Ma la parola referendum fa più effetto elettoralmente. Trattare poi il dare e l’avere dopo qualche centinaia di anni dall’unificazione dell’Italia è materia che può divertire gli storici ma di difficile valutazione numerica. Per esempio, l’ultimo accadimento del “salvataggio” della Banca Veneta come si inquadra nella contabilità del dare ed avere tra Regione Veneta ed le altre regioni o lo stato centrale?

I riferimenti al federalismo di altre nazioni come gli USA non tengono conto che si tratta di uno Stato da sempre federale e che ha sempre avuto più livelli di tassazione. Tassazione locale, cittadina e federale. Si conoscono esperienze di paesi che scelgono di federarsi ma non si conosce il processo inverso. Da stato nazionale a stato federale il passaggio è come minimo tortuoso e di fatto non praticato per evidenti problemi di definizione gestionale.

L’esempio della Catalogna indica una regione più ricca delle altre che vuole distaccarsi per finalità meramente egoistiche. In questo clima cercheremo nei prossimi incontri di indicare le insidie e le possibilità di una pianificazione fiscale senza promettere paradisi fiscali che hanno valenza solo per i sistemi fiscali degli stessi paradisi.

Tra le contraddizione del sistema europeo abbiamo un certo Juncker che, dal suo ruolo di presidente della Commissione Europea, ci fa la morale sulla gestione del nostro debito pubblico. Lo stesso Juncker che, prima come legale e poi come primo ministro, concede ospitalità fiscale a tassi stracciati a centinaia di multinazionali che di fatto sottraggono prelievo fiscale alle loro nazioni di origine, senza che i rappresentanti di queste nazioni gli tolgano almeno il saluto. In questo panorama cercheremo di dare qualche nota di sopravvivenza nella limitatezza del nostro ruolo o almeno cercheremo di conoscere le insidie dei venditori di felici fiscali.