Gentile direttore, il mio sfogo servirà a poco, ma voglio in ogni caso raccontarle cosa mi è successo alcuni giorni fa. Ci eravamo mischiati alla cosiddetta movida a caccia di spacciatori di droga. Non ci è voluto molto per beccarne uno con qualche dose di hashish e marjiuana in tasca. Lo prendiamo, identifichiamo e fermiamo in attesa della convalida da parte di un giudice. Risultato? In libertà per direttissima.

Di casi come questo, o come quelli raccontati spesso dal suo giornale, di farabutti arrestati mentre sono ai domiciliari e rimessi ai domiciliari nella stessa casa in cui hanno commeso il reato, ce ne sono a decine. Esistono reati più gravi e meno gravi, lo sappiamo, così come sappiamo che le carceri sono al collasso e all’interno le guardie penitenziarie vivono situazioni assurde. In questo modo, però, viene buttato alle ortiche il nostro lavoro, ma ciò che è peggio la credibilità di chiunque indossi una divisa con dedizione e persino amore.

Qualcuno di noi si è rassegnato e fa il suo: “tanto poi vada come deve andare”. Altri, invece, subiscono profondamente queste situazioni, soprattutto se chi hai arrestato, certo di una pena minima o persino di acquistare la libertà in che non si dica, ti sputa letteralmente in faccia oppure su quella stessa divisa per cui daresti la vita. Quell’individuo sa bene come andrà a finire e in quel modo sputa sul senso di giustizia nel nostro Paese, su ciò che la mia divisa rappresenta.

Certezza della condanna, pene esemplari sono per ora solo una chimera, pensi a quati processi vanno in prescrizione dopo anni e anni di attività di indagine pagati coi soldi di tutti. Provi a immaginare cosa possono aver provato i colleghi alla notizia della morte di una donna per mano del marito; la stessa donna che il giorno prima era andata da loro proprio a denunciare le percosse subite.

Il mio è solo uno sfogo senza pretese, certo che saprà mantenere il mio anonimato, anche io sono padre di famiglia e questa divisa per me oltre a rappresentare un valore imprescindibile è anche l’unica fonte di reddito. Ho seguito la vicenda che l’ha vista protagonista alcune settimane fa. Lei dovrà rispondere dell’acqisto dell’hashish poi riconsegnato alle forze dell’ordine per dimostrare in che postaccio viviamo, ma stia pur certo che chi quella droga gliel’ha venduta continua e continuerà a spacciare indisturbato, fino a quando qualcuno non decide di mandarci a creare un po’ di scompiglio.

La gente deve comunque sapere che non ci tiriamo mai indietro e in ogni caso potrà sempre contare su di noi. Nei secoli fedele.